Gallipoli

Seta vs Comune, veleni senza fine. “Il sindaco ha le idee confuse”

Nuova presa di posizione dei vertice della società dei rifiuti che stigmatizza la replica del sindaco Errico e invita Quintana a "tacere" sul conto della ditta. "Il Comune chiarisca come vuole infrangere la legge sugli appalti"

GALLIPOLI  - Scorie e veleni senza fine. E il braccio di ferro inscenato in questi giorni tra la Seta-Cogei e il Comune di Gallipoli non sembra voler segnare il passo. Fango e veleni continuano ad alimentare il botta e risposta a distanza tra i vertici della società mista che gestisce in regime di proroga il servizio di igiene urbana e gli amministratori di palazzo Balsamo. Dopo il corposo e dettagliato j'accuse al vetriolo reso noto dalla Seta-Cogei che ha sgomberato il campo dalle accuse e dagli addebiti a suo dire "strumentali" e "pretestuosi" da parte del Comune, è stato poi il primo cittadino Francesco Errico a replicare, manifestando "stupore" e "disapprovazione".

Così come anche il consigliere provinciale, Sandro Quintana non ha mancato di precisare la sua posizione. E mentre in Comune, la politica fa il suo corso ponendo in auge le procedure per mettere in cantiere il nuovo appalto dei rifiuti, i vertici della Seta tornano a chiedere conto e a replicare alle esternazioni del sindaco Francesco Errico. Sintomo ormai inequivocabile che sulla questione è ormai arrivato il tempo di giocare a carte scoperte. Da entrambe le parti. Tra chi chiede alla politica di assumersi le sue responsabilità e chi chiede invece ai responsabili della società di “non confondere le idee” e negare le evidenze di un “servizio scadente” e visibile agli occhi di tutti.

La Seta dunque non incassa a cuor leggero, e rilancia. Replicando alle accuse del sindaco e allo stesso Quintana (la versione completa nel comunicato in pdf). E puntualizzando che in merito alle “minacciate responsabilità penali derivanti dal contenuto del precedente comunicato stampa, questa azienda è ben lieta assumerle tutte”. Il suono delle carte bollate riecheggia, ma il nocciolo della questione resta ancora aperto. Anche perché la Seta precisa che non è “nello stile dell’azienda rivolgersi ai media per denunciare o far conoscere apertamente fatti e rapporti relativi al contratto di servizio di igiene urbana. Prova ne sia che in oltre dieci anni di attività mai questa azienda si è rivolta ai media, mai ha inteso rispondere ai numerosissimi attacchi a mezzo stampa ricevuti. Ma quanto accaduto in questi ultimi mesi ha reso necessario un pubblico chiarimento”. Poi nel dettaglio una nuova stilettata al primo cittadino con nuove accuse  e smentite di rito.           

“Innanzitutto smentiamo quanto affermato dal primo cittadino in ordine al fatto che il Comune abbia appreso le notizie, da noi diffuse nei giorni scorsi, solamente a seguito del nostro comunicato stampa” recita la nuova nota inviata dalla Seta Eu, “questa società ha più volte, nel tempo, indirizzato al Comune di Gallipoli identiche richieste, rimaste sempre inevase. È evidente che il sindaco ignori la corposa corrispondenza di richieste, segnalazioni, istanze di accesso agli atti, richieste di apertura di tavoli tecnici, diffide, e verbali, formatasi negli anni tra l’azienda e l’amministrazione, e che rimaste inevase hanno costretto l’azienda ad un pubblico appello.

Quanto all’ironia banale del primo cittadino in ordine alle ‘lacrime di qualche amministratrice che è giunta da Roma’ continuano dai vertici Seta, “si precisa che la signora non è una amministratrice della società, ma semplicemente una persona delegata dall’azienda a prendere parte alla riunione che si è tenuta il 2 ottobre scorso, e nel corso della quale erano stati presi precisi accordi in favore dei pagamenti delle retribuzione dei lavoratori, alla presenza di molti, puntualmente disattesi, a distanza di soli due giorni, da parte del sindaco”. Dalla Seta puntualizzano anche per fugare possibili equivoci che l’avvocato Venerando Monello è il difensore dell’azienda, e non anche il suo legale rappresentante, e che quest’ultimo è, e rimane, l’amministratore in carica, non meglio generalizzato.

Nella sua ennesima e corposa precisazione la Seta Eu, sull’asse Roma-Melissano, stigmatizza la visione delle “discariche a cielo aperto” resa dal sindaco Errico, addossando le responsabilità ai rifiuti ingombranti scaricati dai comuni vicinori; lamenta l’adeguata rilevanza dei dati della raccolta differenziata (che per i vertici societari si attesterebbe sul 40 per cento), e del personale in esubero di ben 22 unità di cui la ditta si è fatto carico.

Per poi puntare l’indice sulla contraddizione espressa negli atti comunali “ed in particolare in relazione alla nota datata 5 ottobre 2012, ma inviata a mezzo fax solamente in data 9 ottobre 2012, e priva di numero di protocollo, a firma del sindaco del Comune di Gallipoli, e la nota prot. n. 39514, datata 9 ottobre 2012 e ricevuta in data 10 ottobre 2012, a firma del dirigente Ing. Giuseppe Cataldi. Da una parte il sindaco esclude l’esistenza di un vincolo contrattuale, mentre dall’altra, giustamente, il dirigente lo afferma”.

Oltre a chiedere al consigliere Quintana di “astenersi dal prendere posizioni che non gli competono” in ordine ai rapporti tra il comune e la società che si occupa del servizio di igiene e raccolta dei rifiuti. Poi la reiterata convinzione che “vi sia in atto il tentativo di estromettere Seta dal servizio di raccolta rifiuti”. Non una supposizione da parte dei vertici della società ma “una circostanza confermata dallo stesso sindaco, e non un ipotetico ed astratto ragionamento di questa azienda”. Tant’è che  riportando le parole del sindaco, secondo il quale occorre “trovare quanto prima una soluzione con un nuovo appalto di igiene urbana, che intendiamo perseguire seguendo i binari della legge e della trasparenza’, la Seta conclude  invitandoil primo cittadino a chiarire meglio tale pensiero, specificando quali siano i binari legali e amministrativi trasparenti che intende utilizzare per superare il divieto posto in essere dalla recente normativa regionale che vieta alle amministrazioni comunali di indire nuove gare d’appalto al di fuori delle cosiddette Aro”.

 


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