Sport

Sul crollo del Lecce anche lo sgambetto dell'arbitro

I salentini giocano per tutta la gara contro due avversari: la Sampdoria di Pazzi e Cassano e l'arbitro Dondarini, le cui assurde decisioni si riveleranno determinanti nel 3 a 1 per gli avversari

Il terzo gol di Cassano su rigore.

Sulla passione di un Lecce irritante per fiacchezza e assenza di mordente per metà partita, pesa come un macigno anche l'indisponente arbitraggio di Dondarini, spedito nel Salento ad infliggere il colpo di grazia alle già tenui speranze di riemersione. Una scure impietosa, quella del fischietto bolognese, un arbitraggio al limite del grottesco per il quale sarebbe necessario assumere un severo provvedimento disciplinare. Almeno due calci di rigore di proporzioni gigantesche non concessi ai padroni di casa, più un terzo, quello tirato allo scadere da Cassano, generosamente elargito per una spintarella di Schiavi su Pieri, che crolla in area come fulminato da una sventagliata di kalashnikov. Senza considerare un cartellino rosso a Giacomazzi, inferto per doppia ammonizione, che andrebbe soppesato con attenzione: in occasione del primo giallo, infatti, sarebbe stato proprio il fantasista di Bari vecchia a compiere un fallo originario. Ma tant'è: Dondarini ha occhi solo per Giacomazzi, punito anche perché sul collo di Cassano, in fin dei conti, l'uruguayano lascia pure un "ricordino" in forma di graffio.

Sarebbe però riduttivo riassumere tutto il film della partita in un funesto susseguirsi di fotogrammi di gaffe arbitrali. La realtà è che il Lecce, nel giorno che doveva essere della vita, si condanna da solo ad una sentenza di morte per penuria di idee e ancor prima di combattività, regalando un tempo intero ai blucerchiati. A Cassano, Pazzini e compagni riesce così tutto più facile del previsto, e allo scadere dei primi 45 minuti sono già in vantaggio per 2 a 0. Un risultato che sarebbe potuto essere persino più largo, se Benussi non c'avesse messo una pezza quasi in apertura, bloccando un'iniziativa di Cassano scaturita da uno scivolone di un Ariatti deconcentrato e inefficace per tutto il tempo in cui resta in campo. E se mister De Canio ha qualche responsabilità in questa disfatta, una di certo è quella di tenerlo in gara fin troppo tempo a perdere un pallone dietro l'altro e a sbagliare quasi tutti i traversoni.

Una frittata condita dagli sgradevoli lanci lunghi di Giacomazzi nel vuoto, dalla scarsa applicazione nella tattica del fuorigioco della difesa (vedere il primo gol della Samp) e, dulcis in fundo, dall'infortunio di Tiribocchi, costretto a dare forfait per le bizze di un ginocchio dopo appena 20 minuti. Un disastro su tutta la linea, al quale il Lecce prova a dare una risposta disputando una ripresa a ritmi forsennati, trascinato da un Caserta indomabile, ed in cui entreranno in gioco un pizzico di sfortuna (anche una traversa sul conto finale) e le palesi sviste di Dondarini.

De Canio, per una sfida a dir poco decisiva, sceglie un 4-4-2 che diventerà a gara in corsa un 3-5-2, perché costretto all'inseguimento dopo pochi minuti. Scendono in campo Benussi tra i pali, Schiavi, Fabiano, Esposito e Ariatti in difesa, Angelo, Giacomazzi, Vives e Caserta a centrocampo, con quest'ultimo a dettare i tempi per l'ultimo passaggio verso le punte, Tiribocchi e Castillo. Mazzarri risponde con il consueto 3-5-2 composto da Castellazzi in porta, Lucchini, Gastaldello e Accardi nelle retrovie, Padalino, Sammarco, Palombo, Franceschini e Pieri sulla linea mediana e in avanti lo straripante duo Pazzini-Cassano. E se la classifica vorrebbe un Lecce battagliero e motivato, la realtà dei fatti dice tutt'altra cosa: la Samp parte con il piede giusto, anche perché i salentini appaiono immobili come pachidermi e dopo appena sei minuti Ariatti incespica su un pallone e favorisce involontariamente Pazzini. L'attaccante neo-azzurro taglia la difesa con un perfetto assist di Cassano, che però si fa ipnotizzare da Benussi in uscita. Palla respinta di piede al momento del tiro. La risposta del Lecce, due minuti più tardi, è in un cross da sinistra di Ariatti sul quale si avventano, fallendo l'appuntamento con il pallone, il Tir, Castillo e persino Angelo.

Già in questa prima fase la manovra del Lecce appare confusa e farraginosa. Il pressing, un concetto astratto e le verticalizzazioni una pura chimera. La Samp, schierata bene e capace di chiudere ogni varco, quando riparte fa male, eccome: ed infatti all'11' passa in vantaggio con Pazzini, che raccoglie solo, soletto in area, sfruttando una dormita della difesa schierata male e incapace di metterlo in fuorigioco, un assist di Pieri. Benussi viene seduto con una finta di corpo e la palla depositata in fondo al sacco. La curva nord inizia a mugugnare e partono i primi cori contro la società. Anche perché la reazione del Lecce è poco veemente e molto confusa, Giacomazzi becca il primo giallo e Tiribocchi saluta tutti e zoppica verso la panchina per essere sostituito da Papadopoulos. Morale, alla mezzora arriva il raddoppio. Vives tocca vistosamente la palla di mano durante un'azione convulsa in area. Dal dischetto si presenta Cassano (beccato per tutta la gara dal pubblico, considerati i suoi natali…) che non fallisce. Due a zero e Lecce in coma profondo. Il tempo si chiude con tre minuti di recupero.

La ripresa, però, è tutta un'altra storia. De Canio solleva Esposito dai suoi incarichi ed inserisce Konan, come terza punta, a dare manforte ai compagni partendo da sinistra. Per la verità, partono a razzo i doriani, ma Cassano, entrato in area, spara al lato da buona posizione. Al 3', però, Dondarini compie la prima "prodezza": sorvola assurdamente su uno strattone di Gastaldello su Castillo. L'argentino viene cinturato e messo a terra in piena area di rigore al momento del tiro, che diventa così un innocuo pallonetto a mezz'aria destinato verso i guanti di Castellazzi. Rigore negato, ci prova così al 6' Caserta ad impensierire il portiere, su punizione. La palla, un potente rasoterra, schizza fuori lambendo il palo. Al 10', lo stesso Caserta ci riprova sempre su punizione, da posizione defilata, ma la palla si schianta sulla traversa e termina fuori. Tanto ardire alla fine ottiene una ricompensa: Papadopoulos tenta l'affondo in area correndo palla al piede quasi sul fondo, Accardi lo ostacola e questa volta Dondarini accorda un rigore che, per la verità (e per paradosso…) forse non c'è. Dal dischetto, quand'è il 13', sempre lui, Caserta, che non fallisce l'occasione di dimezzare lo svantaggio.

Accorciate le distanze e trovata più vivacità, i salentini si gettano a capofitto alla ricerca di un pareggio che rimarrà solo un sogno nel cassetto. Anche perché l'arbitro aggiunge un'altra "perla" alla sua calamitosa direzione: al 20' Konan s'invola verso l'area da posizione centrale, Padalino lo spinge da dietro con una tale violenza da farlo precipitare dritto per terra. E mentre l'intero pianeta terra invoca rigore ed espulsione per il difensore doriano (fallo da ultimo uomo), Dondarini estrae il giallo e ammonisce Konan per simulazione. Da non credere. Lo stesso Padalino verrà poi sostituito da Ziegler qualche minuto più tardi, mentre un Lecce tarantolato continua a macinare occasioni. La più ghiotta capita sulla testa di Castillo, che incorna in schiacciata sotto la traversa da un cross di Caserta. Accardi è però appostato sul palo e devia di testa un pallone destinato sotto l'incrocio. L'ennesima tegola di giornata arriverà qualche minuto più tardi: Giacomazzi entra duro su Cassano e l'arbitro lo spedisce anzitempo negli spogliatoi.

In dieci il Lecce perde smalto, mentre Mazzarri cambia Lucchini con Ferri e la Samp riesce ad uscire dal proprio guscio, collezionando qualche buona opportunità, soprattutto sugli sviluppi di alcuni corner. Solo al 35' lo scialbo Ariatti esce dai giochi ed al suo posto De Canio inserisce Giuliatto, un esterno sinistro. Ma l'occasione migliore capita sulla testa di un difensore, Schiavi, che sceglie perfettamente il tempo per la schiacciata su un angolo, obbligando Castellazzi al prodigio, quando mancano solo cinque minuti al termine. Non è davvero giornata, e quasi a sancire questo concetto, arriva l'ultima, "illuminante" decisione di Dondarini, che punisce con il secondo rigore a favore della Samp un intervento innocuo di Schiavi su Pieri, scaturito peraltro da un'azione avviata in sospetto fuorigioco. Dagli undici metri ancora Cassano, che spiazza un incolpevole Benussi.

L'unica nota lieta di un'orchestra sempre più stonata è la consapevolezza che l'incasso (presenti oggi 12mila spettatori) sarà devoluto interamente in favore delle vittime del terremoto in Abruzzo, per decisione assunta ieri dal club di via Templari. E ora, la lunga, interminabile agonia sembra davvero volgere al termine. Nell'uovo di Pasqua solo brutte sorprese, per il Lecce: occorrerebbe un miracolo per riagganciare la quota salvezza. E non manca anche chi commenta che tutto sommato, forse è stato meglio così, chiudere questa gara nata male e finita peggio con una sconfitta, piuttosto che in pareggio. Giusto per non farsi cogliere dalla tentazione di aggiungere scampoli di illusione ad un'annata da cancellare dalla memoria.