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Lo choc rovina la festa, ma la fede resta incrollabile

Erano in oltre 30mila al "Via del Mare". E migliaia, anche fuori, attendevano di gioire. Ma una doppietta di Malonga ha messo sotto choc un'intera città. La festa, però, dicono i più, è solo rinviata

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I ragazzi lo chiamano "Don't Worry", ma lui, stasera, aggrappato alla balaustra della Sud, è davvero preoccupato. Don Eugenio mette la fede in Dio davanti a tutto, ma anche quella nel Lecce ha il suo peso. La fiumana defluisce silenziosa fra bandiere già ammainate che si arrotolano timide, qualche ragazzotto con la sciarpa al collo passa e lo guarda, come se fosse un corpo estraneo in mezzo alla marea gialla e rossa, e forse non si rende conto che l'alieno è lui, magari passato per caso dal "Via del Mare" perché in giro si era sparsa l'idea che ci sarebbe stata una festa.

Il prete, invece, sta lì da sempre, una volta un giovane e solerte steward, ricordando che la legge è uguale per tutti, cercò di allontanarlo dalla sua amata ringhiera. Insorse mezza curva, don Eugenio è uno di loro, se non lo protegge il Vaticano, ci pensano i ragazzi. Non sente neanche le bestemmie che sibilano intorno come proiettili, ha gli occhi sbarrati, fissi sul manto verde. I ragazzi sono tutti intorno, qualcuno si agita, c'è qualche lacrimone di rabbia che riga il volto, i più stanno muti e si affrettano ad uscire, mani in tasca, per infilarsi nelle arterie cittadine, caotiche e lente. Se suona un clacson, non è per la serie A, ma giusto nevrosi da traffico.

Non c'è stata nessuna festa, stasera. Tutto rimandato, dicono i più. Perché va bene la preoccupazione, ma la fede, appunto, è sempre di una spanna superiore, e la classifica invita a non perderla. Però. La città aveva atteso l'evento chiusa in una scaramantica calma, giudicata da più di qualcuno persino eccessiva, vista come freddezza, forse abitudine a certi appuntamenti. Da decenni sull'ascensore, il Lecce ancora non s'è stabilizzato al piano. Ma intanto, al botteghino, tutto esaurito, con code d'altri tempi. E già un'ora prima del fischio d'inizio, un suggestivo colpo d'occhio. Un "Via del Mare" quasi surreale, dopo la routine dei 5mila fissi, forse qualcosa di più.

Un mondo intero pronto ad esplodere, ebbro di gioia, e che dopo pochi minuti sente già sulla pelle il calore della vittoria, quando Munari ne incorna una delle sue. La Nord non rinuncia alla polemica, e ad un certo punto si levano alcuni striscioni, che ricordando i diffidati. Recita uno di questi: "Da Reggio a Trieste i soliti di sempre". Vita da ultrà, ma non bisogna esserlo per forza. Ci fossero, però, ad ogni gara, almeno la metà dei sostenitori di oggi, alla Nord, alla Sud, alla Est e pure sulle poltronissime, lo stadio sarebbe un'altra cosa. Tornelli o meno, tappi avvitati o svitati. E ti viene da urlare: "Ma perché non è sempre così?". Discorso lungo e antico, e poi, oggi, chi se ne frega, bisogna festeggiare, è comunque bello vedere buona parte del Salento stretto tutto intorno ad una maglia, e lo champagne è già pronto nel frigo. Ma lì resterà, dopo il 90esimo. Sgomento, quando arriva gelata come un cubetto di ghiaccio infilato nella maglietta, la doppietta di Malonga. Tutto negli sgoccioli, come in certi film in cui il regista si diverte ad annientare un lieto fine che saprebbe di ovvietà, con un memorabile colpo a sorpresa.

I riflettori sono ormai spenti, anche la folla assembrata in piazza, davanti agli schermi, è già divisa fra case, per chi deve lavorare, e pub. Qualcuno affoga il dispiacere in un bicchiere di birra e allevia la gola arrochita dai cori, ma già parla d'altro. Così è la vita. Passata mezzanotte, Lecce è taciturna come in un venerdì qualunque, un po' più malinconica del solito. Resiste l'immagine dei volti tirati e ombrosi, quasi il ricordo vivido di un incubo dal quale ci si sia risvegliati solo da qualche minuto. Il trauma si riassorbe lento, mentre le palpebre calano, in attesa di un altro giorno, e dello scorrere di un'intera settimana. Arriverà domenica, i soliti di sempre avranno attraversato l'Italia per salire sui gradoni di Vicenza, e "Don't Worry", dopo la messa, sarà attaccato con un orecchio alla sua vecchia radiolina. La fede non si perde così, per una battaglia andata in malora. E la bandiera è pronta a sventolare di nuovo, comunque vada. La fede non crolla mai.