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Quattro allenatori, due proprietà, lo stesso sogno: per il Lecce 2015 anno della rifondazione

Volge al termine l'ennesimo anno tribolato per i colori giallorossi. Iniziato con Dino Pagliari, subentrato a Franco Lerda, è terminato con Piero Braglia al posto di Antonino Asta. A giugno, intanto, una cordata tutta salentina ha rilevato il club dalla famiglia Tesoro. Raddoppia il numero degli spettatori

Saverio Sticchi Damiani e Stefano Trinchera.

LECCE – Il 2015 del Lecce non ha portato risultati sperati, anche se con il passaggio di proprietà dalla famiglia Tesoro alla compagine salentina capitanata da Enrico Tundo pare essersi innescato un meccanismo virtuoso che lascia ben sperare per l’anno che sta per iniziare.

La squadra di Piero Braglia è infatti terza in classifica, a quattro punti dalla capolista Casertana e intanto ha ritrovato l’affetto e il sostegno di buona parte del pubblico che aveva perso rotolando giù nell’inferno di quella che è la Lega Pro. Per il quarto campionato consecutivo il Lecce prova quindi a tornare nel calcio che conta.

Esiste dunque uno spartiacque netto nel racconto del 2015 che se ne va e coincide proprio con la fine del primo semestre, quando si materializza la cessione (di fatto, quella formale sarebbe venuta in seguito) della società di Piazza Mazzini si chiude un semestre funesto. A maggio, al termine del campionato era sfumato anche l’obiettivo dei play-off,  nelle due occasioni precedenti invece sempre centrato.

Sei mesi caratterizzati da ambizioni di rilancio e molte delusioni: all’inizio di febbraio, Dino Pagliari, che era subentrato il 27 dicembre 2014 a Franco Lerda dopo la sconfitta di Ischia, viene a sua volta esonerato: otto punti in cinque partite sono considerate da patron Savino Tesoro un bottino troppo esiguo per coltivare speranze di risalire la china della classifica. Il nuovo tecnico è l’emergente Alberto Bollini, ma il suo arrivo corrisponde anche all’annuncio di prossime dismissioni da parte della proprietà contro la quale la Curva Nord: al suo esordio, nella gara vinta contro il Savoia, l’8 febbraio, i tifosi invitano a più riprese la dirigenza a farsi da parte esponendo anche un eloquente striscione: “Svendi il futuro elemosinando il presente. Il fallimento continua..Tesoro vattene via”.

Quattro giorni dopo il presidente ufficializza la sua resa: non per la contestazione, precisa, ma per il clima di malcelata ostilità che ha percepito in molti ambienti cittadini, soprattutto quelli più influenti, nonostante avesse consentito al calcio leccese di restare nell’ambito professionistico dopo l’uscita di scena di Giovanni Semeraro e l’assegnazione d’ufficio alla Lega Pro per quella che poi sarebbe stata archiviata dalla giustizia sportiva come una presunta combine nel derby di Bari del maggio 2011.

Bollini conduce quindi il suo lavoro sul filo del rasoio, ci sono sprazzi di bel gioco e agonismo ritrovato, ma continua a mancare la continuità tanto che il Lecce insegue l’obiettivo dei play-off fino all’ultima giornata, ma con pochissime chance di farcela: decisiva la sconfitta di Melfi, il 12 aprile, a quattro giornate dal termine. L’attuale capitano dei giallorossi, Romeo Papini, ha di recente dichiarato di aver imparato molto da quella gara.

Delle tante peripezie del torneo non si può tacere la maxi squalifica di Moscardelli: cinque turni, poi ridotti a quattro per una gomitata giudicata volontaria da un arbitro mediocre (Lanza) nei primi minuti della partita di Catanzaro, alla fine di marzo. Capitan Miccoli salta numerose partite: spesso per infortunio, spesso per scelta tecnica, in tutto il 2015 non gioca mai per 90’ (solo due volte nella prima parte di stagione).

Il disposto combinato di queste due circostanze fa sì che l’attacco della formazione giallorossa si ritrovi spuntato: bisogna infatti considerare che nella finestra di mercato di gennaio era partito Della Rocca (spesso fischiato dal pubblico) mentre erano arrivati nel Salento i giovani Manconi ed Embalo, oltre a Gustavo ed Herrera, (con i difensori Di Chiara e Beduschi e il portiere Scuffia). In poche parole nessuna punta di ruolo, nessun centravanti da area di rigore. Un errore grave da parte del direttore sportivo Antonio Tesoro, pagato a caro prezzo.

La fine del campionato porta con sè un sospiro di sollievo. Non c’è da meravigliarsi se il 23 giugno, in una sala stampa gremita all’inverosimile, l’avvocato leccese Saverio Sticchi Damiani, in rappresentanza di una cordata capitanata dall’imprenditore Enrico Tundo, azionista di riferimento, riceve il testimone da Savino Tesoro.

Con il secondo semestre del 2015 comincia quindi la rifondazione, che non è solo societaria, ma di quasi tutto l’organico: Stefano Trinchera è il direttore sportivo, con la consulenza di Romualdo Corvino. In panchina c'è Antonino Asta, che nelle stagioni precedenti si è distinto a Monza e Bassano del Grappa dove sfiora la promozione in B. Tra i superstiti ci sono Moscardelli, Salvi, Lepore e Papini: a quest’ultimo viene affidata la fascia di capitano. La difesa viene rivoluzionata (e Abruzzese, titolare di un ingaggio molto oneroso, finisce fuori rosa), in attacco arriva dopo un’estenuante trattativa Davis Curiale e dopo un periodo di prova si mette sotto contratto anche Juan Surraco, estroso centrocampista offensivo.

La nuova dirigenza comprende che il vero patrimonio da recuperare è quello della passione sportiva e vara così una campagna abbonamenti a prezzi stracciati: la risposta è incoraggiante e si riparte da 6802 tessere sottoscritte (a metà campionato il Lecce è secondo per numero totale di spettatori nel novero di tutte le squadre di Lega Pro). Ma l’avvio del torneo è complicato: sconfitta interna nell’esordio, contro la Fidelis Andria, poi il riscatto a Castellammare di Stabia ma alla sesta giornata, con sei punti all’attivo, arriva il tracollo di Foggia. Un 4 a 0 che suggerisce anche l’idea, se non di un ammutinamento interno, di un cortocircuito tra buona parte dei calciatori e il tecnico che viene dunque allontanato.

Al suo posto il grossetano Piero Braglia, esperto della categoria e della concretezza: recupera Abruzzese, rilancia Legittimo e Lepore come laterali di difesa partendo quasi sempre con il modulo 3-5-2, vince tre partite consecutive, tutte di misura (Ischia, Melfi e Monopoli) e risolleva il morale dell’ambiente. A Catanzaro però i suoi ragazzi, in vantaggio, si fanno rimontare (2 a 1). Si riparte da zero e per fortuna i risultati non mancano: sei utili consecutivi, di cui due pareggi e quattro vittorie. L’ultima, quella contro il Benevento, che è anche la gara che precede la sosta per Natale, porta la firma di Davis Curiale, autore di una doppietta con la quale rompe il digiuno che lo accompagnava da inizio torneo tanto da mettere in discussione la sua permanenza nel Salento.

Il Lecce è vivo più che mai e le prime quattro partite del 2016 diranno molto di come potrebbe andare a finire. Per tre volte i giallorossi giocheranno lontano dal proprio pubblico: dopo la trasferta a Rieti per affrontare i Castelli Romani, il derby di Andria, quindi la sfida in casa alla Juve Stabia e poi quella alla Casertana, attuale capolista, in terra campana.


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