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La 30esima edizione della Venice marathon invasa dai podisti del Salento

Sfila sotto il Leone di San Marco il popolo dei maratoneti salentini, una piccola armata vivace e gioiosa che ha portato in Laguna, per la 30esima edizione della Venice marathon, i colori e il calore del Salento. Tanti i podisti provenienti dal Tacco d'Italia che hanno chiuso tagliato con successo il traguardo

VENEZIA – Il cielo è salentino sopra la Laguna. Lo sguardo fiero e orgoglioso di chi ha concluso un’impresa, la fatica nei muscoli e sui volti stravolti, le lacrime e i sorrisi di un sogno diventato realtà, gli abbracci e le strette di mano, la consapevolezza di aver raggiunto un traguardo fantastico, il sapore agrodolce dei rimpianti e delle occasioni sfumate, la voglia di condividere le proprie emozioni con amici e famigliari. Sfila sotto il Leone di San Marco il popolo dei maratoneti salentini, una piccola armata vivace e gioiosa che ha portato in Laguna, per la 30esima edizione della Venice marathon, i colori e il calore del Salento. Ognuno con la divisa della propria società, simbolo e orgoglio di appartenenza, ma tutti uniti dalla passione di uno sport che crea amicizie e fratellanze, che regala emozioni e sensazioni uniche.

Tanti gli atleti salentini in gara. Sugli scudi Gianluca Quarta (nella foto a destra), atleta della Tre Casali e primo della compagine salentina, che chiude con il fantastico tempo di 3 ore e 6 minuti. Grande esordio per la compagna di squadra, la talentuosa Emanuela Gemma, al traguardo in un ottimo 3.54.10.

Nell’Asd Gpdm gara sfortunata per il presidente Simone Lucia, anima e cuore del podismo salentino. Frenato da un infortunio a poco più di metà del percorso, Lucia ha stretto i denti e chiuso stoicamente la gara tra i dolori, fermando il cronometro in 3.32.11. Un grande esempio di sportività e correttezza, di come si onora una maglia e una gara. L’appuntamento per abbattere il muro delle tre ore è solo rimandato. A brillare è stato il vice presidente Domenico Giampetruzzi, che ha riscosso applausi e consensi con il suo 3.13.12. Complimenti anche a Massimo Micali 3.29.01 (personal best), Stefano Tortorella 3.32.44, Andrea Circhetta 3.47.05, Pietro Pulito 3.47.30, Antonio Schirinzi 3.52.10, Giuseppe Caiaffa 4.01.26, Marco Vigneri 4.26.22 e Carlo Bello 4.27.35. Menzione speciale per gli esordienti Massimo Sparapano 3.51.58, Valerio Letizia 3.55.09, Francesco Sciurti 3.59.31, Antonio Olivieri 4.01.26, Piero Prete 4.01.28 (con dedica speciale alla famiglia), Sergio Caporaletti 4.01.53 e Claudio Miglietta 4.20.58. Eroi della giornata la coppia Manuela Armillis e Christian Gnoni, uniti nella corsa e nella vita e che, seppur dopo aver abbracciato da poco questo bellissimo sport, hanno chiuso la loro prima indimenticabile maratona insieme in 5.27.25.

Grande prova di Rocco Venece (Atletica Salentina) e Giuseppe Spedicato (Cus Lecce), che in riva alla Laguna ottengono il loro miglior risultato sulla distanza classica dei 42 chilometri, rispettivamente in 3.36.55 e 3.38.03. Immancabile la presenza dell’Amatori Corigliano con gli inarrestabili Rita Meleleo 4.05.50 e Antonio Specchia 5.25.52 (che ha tagliato il traguardo nonostante un duplice grave infortunio)

Tra le fila di Villa Abacus conquistano la meritata medaglia Arturo Fedele 3.59.49 Umberto Cantele 4.13.51, Alessandro Pinna 4.19.46, Claudio Lombardo 4.24.56 e Alessandro Spagnolo 4.36.29. Due gli atleti di Alba 13 Taurisano: Salvatore Cavalera 3.19.23 e Roberto Ciurlia 3.29.21.

Presenza importante e numerosa per l’Asd Sport Running Porto Selvaggio: Massimo Potenza 3.39.27, Massimiliano Marinaci 3.42.50, Pantaleo Boccassino 4.43.05, Bruno Antonio Cosma 4.52.36, Antonio Trifoglio 3.58.01, Simone Greco 4.21.18, Salvatore Tarantino 4.25.09, Francesco Monacizzo 4.27.31, Luigi De Giorgi 4.27.33 e Giuseppe Muci 5.12.25.

Nell’ Asd Nuova Atletica Copertino brilla Stefano Manieri, capace di fermare il cronometro in 3.21.51. Poi Stefano Giannone 3.28.08, Marco Fusaro 3.41.39, Flavio Leo 3.48.35 e Gabriele Greco 3.54.08. Per i “cugini” della Podistica Copertino Tony Gubello 3.41.30 e Antonio Marra 4.10.46.

Tanti gli atleti al via di una delle maratone più amate a livello nazionale, resa speciale dal fascino di una città senza tempo, che ha incantato artisti e poeti. Un tragitto di 42,195 chilometri che da Stra (accanto a Villa Pisani), all’inizio della Riviera del Brenta (la splendida area a ridosso del canale dove i ricchi e nobili veneziani costruirono le proprie case di vacanza nel XVIII secolo), ha condotto i podisti sino a piazza San Marco e il Palazzo Ducale, celeberrimi monumenti di Venezia. Nella prima parte i maratoneti hanno costeggiato la Riviera del Brenta, in un ambiente ricco di suggestioni storiche, culturali e paesaggistiche. Poi, dopo aver attraversato il centro di Marghera e Mestre, i due chilometri all’interno del Parco San Giuliano, prima di raggiungere la città lagunare attraverso il Ponte della Libertà, un lungo rettilineo (di quasi 4 chilometri) sospeso tra cielo e laguna. Dalla zona portuale i podisti hanno raggiunto il centro storico, costeggiando il Canale della Giudecca fino a Punta della Dogana, pero poi attraversare il Canal Grande su un ponte galleggiante di barche di 170 metri, costruito appositamente per la maratona. Nella parte finale della corsa (gli ultimi tre faticosissimi chilometri) i runners hanno affrontato i fatidici 14 piccoli ponti sopra i tipici canali di Venezia. Ponti attrezzati con rampe di legno per non dover affrontare gli scalini, ma che hanno messo a dura prova i muscoli dei maratoneti (anche dei primi). A compensare della fatica la volata finale tra Piazza San Marco e Palazzo Ducale, fino all’arrivo sulla banchina chiamata Riva Sette Martiri (in posizione panoramica di fronte alla Laguna), dove la fatica è svanita e ognuno si è ritagliato il suo pezzetto di gloria e di applausi, in un istante che non dimenticherà mai.

La fine di un lungo viaggio, soprattutto interiore, in cui ricordi, immagini, sensazioni, voci, suoni, sogni, pensieri e soprattutto emozioni si mescolano in un’esperienza unica. Si fugge per arrivare. Per capire che alla fine non si è più gli stessi. Si corre, si cambia, si diventa. E’ un urlo silenzioso, dentro se stessi, atteso da sempre.


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