Moi te nde ticu quattru

"Medicina: scandalo dei test, offesi studenti onesti"

"Se sono vere le notizie di questi giorni la maggior parte degli indagati sarebbero proprio figli di medici che, costi quel che costi, hanno la pretesa di continuare la professione in chiave sabauda"

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Riceviamo e pubblichiamo una lettera del capogruppo consiliare del gruppo di maggioranza di Gagliano del Capo. Oggetto: i testi medicina all'Università di Bari e la scoperta di presunti illeciti per superare le prove.


di Achille Romano

Capisco che gli ammessi onestamente costituiscono minoranza rispetto alla marea di partecipanti esclusi che oggi alla unanimità sono impegnati ad infangare il corretto risultato raggiunto da tanti come mio figlio nelle prove in questione e che, pertanto, cercano di rivendicare giustizia senza interrogarsi sulle proprie capacità e competenze acquisite. E' il solito copione già visto secondo cui nella baraonda generale si dà fiato a chi ne ha meno titolo e prende piede lo sciacallaggio e la teoria del "Tanto peggio tanto meglio" o del "Muoia Sansone con tutti i Filistei".

Ma come in tutte le cose io credo che dopo una immediata e tempestiva reazione di tipo emotivo ed irrazionale debba seguire il tempo della ragionevolezza e della ponderazione e senza "buttare il bambino con l'acqua sporca" bisogna, invece, come giustamente e correttamente ha fatto il Ministro Mussi cercare di isolare i mascalzoni e di premiare i meritevoli. E si perché checche se ne dica sulla validità o meno dei test di ammissione, è indubbio che in una società veramente democratica l'unico mezzo per rompere le caste privilegiate delle professioni rimane solo e soltanto la meritocrazia vera ed autentica. Del resto il numero chiuso credo sia nato per privilegiare il rapporto corretto tra docenti e studenti modulandolo alle strutture delle università e nella fattispecie delle cliniche e non invece per creare un'area protetta per la casta dei medici e degli odontoiatri.

E ciò si evince, se sono vere le notizie di questi giorni, dal fatto che tra gli indagati la maggior parte sarebbero proprio figli di medici che, costi quel che costi, hanno la pretesa di continuare la professione dei genitori in chiave squisitamente sabauda. E risiederebbero proprio nelle difficoltà serie ed oggettive delle prove le ragioni che indurrebbero tali signori a delinquere e ad escogitare sistemi fantascientifici di turbativa delle prove per eludere i sistemi di garanzia e di sicurezza che, ad onor del vero, il Rettore di Bari pure ha messo a punto (basti pensare alla costituzione delle aule in base alle data di nascita dei concorrenti e non anche in ordine al cognome). Ma la cosa che mi spaventa e che mi indigna rabbiosamente è rappresentata dal fatto che i veri studenti meritevoli vedono macchiata una prova oggettiva superata onestamente e frutto di un percorso formativo fatto di sacrificio, impegno e forte senso di responsabilità.

E poi bisogna protestare urbi et orbi che gli studenti onesti e meritevoli come mio figlio sono parte lesa di questa ennesima vicenda scandalistica: se penso, poi, che il mio Matteo che oggi compare piazzato al 33° posto ai test di medicina ed al 23° al posto di Odontoiatria a Bari potrebbe essere collocato addirittura al primo posto se i primi 32 e 22 che lo precedono nelle rispettive graduatorie dovessero far parte della "banda dei cinquanta sospettati" il danno è totale. Ma al danno sarebbe succeduta la beffa annullando le prove che nella quasi totalità sono autentiche ed oneste. Ma al di là di questi calcoli ragionieristici trovo ridicola e totalmente strumentale la tesi di chi teorizzava che l'apertura anticipata dei plichi a Catanzaro avrebbe potuto dare luogo alla socializzazione in tempo reale in tutti i restanti atenei italiani dei test in essi contenuti.

Siamo alla responsabilità oggettiva generica e confusionale che lancia una metastasi letale sul pianeta Università che, come tanti altri, rivela si uno stato patologico ma in maniera ancora fortunatamente marginale e circoscritta. Ecco perché concludendo faccio appello alla responsabilità delle Istituzioni, della stampa e dei mass media nonché a quella della maggioranza dei Cittadini onesti se non si vuole confermare in pieno ciò che tanti secoli fa il poeta Sommo sintetizzò nel celebre verso "Ahi serva Italia, di dolore ostello. Nave sanza nocchiere in gran tempesta. Non donna di province, ma bordello". Con la speranza che si dia voce oltre che agli scandalisti anche a chi soffre l'offesa della propria dignità.


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