Segnalazioni

Un giudice, speriamo non sia a Berlino

La querelle infinita delle cosiddette negoziazioni tra Commissione europea e Governo grecoormai ci ha lasciato una sensazione affranta di inutilita´ed abulica impotenza. Le richieste a dir poco draconiane di FMI, BCE e UE erano francamente irricevibili per i greci. Lo stesso FMI aveva ammesso, un anno e mezzo fa, che la politica di austerità assoluta imposta ai greci si era rivelata non soltanto fallimementare ma dannosa.In virtù delle pretese della troika, Atene aveva tagliato di oltre il 40% gli importi delle pensioni, licenziato 250 mila dipendenti pubblici, ridotto del 90% i fondi per la sanità pubblica: oggi negli ospedali greci riciclano le siringhe ed i guanti in lattice, oltre che le provette in vetro, gli antitumorali non si somministrano, a parte quelli forniti da Medici senza Frontiere.

La maggioranza della popolazione è caduta preda di una spirale di povertà che appare irreversibile. A fronte di simile situazione, a Bruxelles pretendono altra stretta che più che una stretta appare francamente una garrota. L'intero ammontare del debito pubblico greco sfiora i 330 miliardi di euro. Le borse, a causa della estrema tensione delle trattative, in un sol giorno han perduto ben 270 miliardi. Alla fine, davanti all'ottusa pervicacia di Falchi come il tedesco Schauble, dei finlandesi e di altri Paesi nordici in primis, Tsipras ha deciso di indire un referendum, lasciando ai greci la decisione di approvare o respingere il diktat europeo.

Apriti cielo: il ricorso al più democratico degli strumenti, la consultazione popolare, gli ha meritato un mare di contumelie: populista, rossobruno, demagogo e chi più ne ha più ne metta. Già ormai l'esercizio della democrazia diretta da parte del popolo sovrano viene considerato, se non un anatema, un orpello fastidioso da evitare il più possibile. Noi italioti lo sappiamo bene, con la dittatura esercitata da Napolitano Giorgio, stiamo subendo il terzo governo non eletto democraticamente, ed in previsione di un possibile collasso del governo dello pseudostatista alla ribollita, anche il Mattarella sembra orientato a sostituirlo eventualmente con un esecutivo tecnico (sic!) a guida nientepopodimeno che...Amato!!! Non ho parole,meglio ne avrei tante ma scadrei nel turpiloquio.

Resta il fatto che ove i greci respingessero il ricatto del cartello di Bruxelles, si aprirebbero scenari inesplorati; una nuova dracma ovviamente subirebbe una pesante svalutazione, ma Tsipras può ricorrere alla carta delle scelte geopolitiche: la Russia di Putin, ma anche la Cina sono più che disposte ad arrivare in soccorso delle asfittiche finanze greche. Ovviamente ad un costo politico. Un'alleanza strategica con la Russia alla quale la Grecia è legata dal forte comune vincolo religioso ortodosso) aprirebbe alla nazione ellenica un mercato, quello dell'unione doganale Russia-Bielorussia-Kazakisthan di molte centinaia di milioni di consumatori ove esportare agevolmente i prodotti dell'agroalimentare e non solo.

A fronte di concessioni di eventuali basi nell'Egeo, potrebbe riceversi a prezzo politico il gas ed il petrolio necessari per soddisfare il fabbisogno energetico, mentre la svalutazione della dracma renderebbe altamente competitivi turismo ed esportazioni in genere. Per ultimo, una eventuale uscita dall'euro, non comporterebbe automaticamente l'uscita dalla Ue. E basterebbe il voto contrario di Grecia per far saltare le masochistiche sanzioni alla Russia.


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