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Impianti sportivi comunali a Lecce

Lettera aperta al Comune di Lecce
LA MORTE DEL CALCIO A LECCE

Lo sport da sempre momento topico in campo sociale, antropologico, economico, in ogni luogo del mondo, a Lecce non trova risposte adeguate alla sua importanza. Questo è da sempre inteso come "appendice" delle dinamiche sociali e non come fattore centrale e determinante per la crescita tanto individuale, quanto collettiva.
A Lecce lo sport soffre una mancanza atavica di infrastrutture sportive, come di risorse economiche, ma soprattutto manca di cultura sportiva, e questo sta determinando il suo veloce declino.
Il calcio è lo specchio di questo declino. Dal grande calcio a quello minore, la situazione è ormai a limite. Andando allo stadio ci si accorge subito di come la struttura stia in stato di abbandono. Fino a ieri tra i grandi stadi del sud Italia, oggi è in fase decadente. Tabellone di cui esiste sono la sagoma, seggiolini divelti, bagni inospitali, cartellonistica logora, ruggine e sporco ovunque. Ma soprattutto c'è una tristezza che aleggia al Via del Mare, alimentata dalle vicende degli ultimi anni, che hanno portato disaffezione e diffidenza verso il calcio. In tutto questo l'amministrazione comunale è stata alla finestra, riuscendo anzi, come più volte mostrato, (concerto Negramaro, 10 anni di bolletta dell'acqua da pagare altrimenti avrebbero chiuso l'impianto) di mettere il bastone tra le ruote dell'US. Lecce, che in ogni caso, piacesse o meno la sua dirigenza, rappresentava la squadra della città.
Chi invece usufruisce dell'impiantistica sportiva minore: l'Antistadio: unico campo di calcio in una città di 100.000 abitanti, (primato mondiale che batte il più disastrato Paese del terzo mondo), cade in uno stato di desolazione. In quanto in una città "normale", l'Antistadio andrebbe chiuso, essendo pericoloso, fatiscente e non adeguato alle normative di un Paese moderno. Le altre, poche strutture della città: il campo di Frigole e i Taparica, sono totalmente in stato di abbandono e chiuse da tempo.
L'Antistadio per la città ha avuto sempre una grande importanza. Per tutti gli anni '80/'90 è stato l'impianto dove hanno giocato diverse generazioni di leccesi, che in un quartiere problematico su parecchi fronti, come quello della 167, strappava al disagio sociale. Squadre come la Mec, la Grassi, la Juventina, la Juvenilia, che oltre a salvare centinaia di ragazzi, hanno prodotto campioni come Causio, Conte, Moriero, Petrachi ecc, ecc... (fungendo da vivaio per il Lecce Calcio), sono scomparse nell'indifferenza generale e più drammatico in quella dell'amministrazione comunale. Società che con contribuiti minimi (qualche migliaio di euro all'anno) sarebbero potute esser salvate, sono scomparse nel silenzio e la loro importanza sociale, presto dimenticata. In un decennio, c'è stata una moria generale delle squadre leccesi. Di squadre storiche che come detto prima sono state momento sociale straordinario.
Il calcio a Lecce sta attraversando un momento cui bisogna cominciare a riflettere seriamente. Il declino dell'Us Lecce, d'importanza unica per un territorio come il nostro: frammentato in 100 comuni, cui l'economia forte rimane quella turistica, e dove il calcio è stato storicamente, con la sua promozione, uno dei fattori trainanti, è un dramma non solo sportivo.
Per passare a quello minore, in piena emergenza, a progetti come Calcio Senza Confini: progetto sportivo tra i più importanti del territorio, che in 6 anni ha contribuito a fare di Lecce una città aperta e tollerante, ma che oggi è stato costretto a interrompere la sua attività, perché un altro impianto pubblico, com'è quello dell'Opis, passato in mano ai privati, è diventato ad uso esclusivo di pochi, di chi probabilmente ha più interesse economico che sportivo e sociale.
La responsabilità maggiore, non può essere che della politica, degli amministratori, di coloro che gestiscono la cosa pubblica. Della loro mancanza di cultura sportiva, che in un poco più di un decennio ha contribuito a questo declino. Sì mancanza di cultura sportiva, nel senso di capacità tecnico-conoscitive dello sport.
L'associazione Bfake, da anni opera sul fronte dello sport sociale, con la realizzazione di Calcio Senza Confini e della creazione dello Spartak Lecce, unica squadra leccese in ambito federale, ad aver vinto quest'anno un campionato: quello di terza categoria. Squadra a sfondo sociale e solidale, che usufruisce dell'Antistadio pagandone la retta, dove altrove sarebbe l'amministrazione comunale a finanziare, essendo un progetto capace di coinvolgere tantissime persone ed avere un valore sociale d'importanza unica. Ma non abbiamo avuto mai queste pretese e dal basso, con la pratica della partecipazione collettiva abbiamo creato un modello nuovo, capace in un momento storico così difficile per il calcio, di essere vincenti davanti a quello dell'imprenditore, del patron di turno, del vecchio calcio insomma. Una vittoria straordinaria, che ha avuto un'eco mediatico eccezionale, ma che nessuno di chi dovrebbe gestire lo sport a livello istituzionale, ne è a conoscenza. E qui subentra la cultura sportiva, le capacità tecnico-conoscitive dello sport. L'assessorato allo sport a Lecce è appendice di quello alla cultura, ed è il Sindaco Paolo Perrone a detenerne la poltrona, con delega alla signora Nunzia Brandi. Ma entrambi, per formazione, non hanno conoscenze sullo sport. A chi organizza eventi sportivi e si occupa di sport in chiave sociale con una certa conoscenza della materia, salta subito agli occhi la loro non conoscenza delle questioni di cui si occupano. I dirigenti dell'ufficio sport inoltre, come il dott. Elia, o anche semplici dipendenti che lavorano in quell'ufficio, men che meno. Parlare di sport, di sociologia dello sport, di antropologia o economia dello sport, nell'ufficio sport del comune di Lecce, è come parlare una lingua sconosciuta. Sono decine le volte che abbiamo consigliato, senza interesse se non quello del bene pubblico, di istituire un ufficio di progettualità sullo sport, essendoci intorno ad esso milioni di euro di finanziamenti pubblici: statali, regionali, comunitari, come anche federativi: Figc, Coni, Uefa, Fifa, solo per citare i maggiori. Ma niente si è mosso e la città, va perdendo periodicamente possibilità uniche per il rilancio dello sport. E chi vuole fare sport, costretto a pagare le deficienze di una cattiva amministrazione. Fatta all'acqua di rose, senza progetti, senza competenze, senza prospettive.
Da liberi cittadini, da organizzatori di sport che usufruiscono degli spazi sportivi pubblici, ci chiediamo: ma perché c'è gente che occupa posti nella cosa pubblica che non sono di sua competenza? Perché non si cercano tecnici, professionisti del settore capaci di lavorare per il bene pubblico? Perché? In tutto questo ci aspetteremmo una risposta e non una querela.


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