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Franco: un inno alla vita

Istrione, trascinatore di masse, animatore, francamente… Franco. Non ha mezze misure, tutto d’un pezzo. Non puoi nasconderti dietro ad un dito. Tutto noto, tutto chiaro, tutto manifesto. Schietto e sincero, quanto testardo e caparbio. La sua semplicità è disarmante, così come la sua pacatezza è rassicurante. Come un buon padre di famiglia vuole a tutti costi mettere pace, non vuol sentire litigare. “Appostu? Appostu!!!”. Leccese purosangue si preoccupa dell’altrui sorte con i suoi “ce bbè? Ce bbè?”.

È superlativo. Non è l’elogio ad un re, ad un condottiero, bensì la fotografia (o ecografia?) di un uomo che ha avuto in dono un cromosoma in più. Infatti Franco è più: più gioia, più canto, più risate, più rabbia, più dolore. Ora a tutti questi più si aggiunge più vita. Sì, Franco è più vita. Due anni fa alcuni medici di reparto, stringendo le spalle, con rassegnazione, davano soli due mesi altri di vita. Dispetto o per ironia della sorte?

Il fatto sta che Franco è ancora lì, nel suo lettuccio, inchiodato da una protesi femorale, ma sempre più vivo. La sua carta d’identità orgogliosamente presenta la sua data di nascita l’11/1/1951. Orgogliosamente, con i suoi 67 anni, vuole essere la persona down più longeva d’Italia. È un record? È un guinness dei primati? No! È un inno alla vita, alla gioia e alla…buona forchetta. Auguri, Franco! Auguri da chi ti vuole bene.


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