Segnalazioni

Dissesto idrogeologico voluto

Dissesto idrogeologico marino causato dalla latitanza dell’Amministrazione. E’ opportuno evidenziare che gli ultimi attacchi di alcuni amministratori per il dissesto idrogeologico causato dall’erosione marina nei quartieri costieri di Lecce, sembra abbastanza strumentale, forse per crearsi l’alibi di innocenza volendo scaricare le colpe e le responsabilità su terzi, e in primis sulla costruzione delle abitazioni di fine anni 70. Si vogliono ripercorrere alcuni aspetti sulla grave situazione creatasi in Italia negli ultimi quaranta anni, a cui quasi tutte le amministrazioni nel mondo sono corse ai ripari, mentre altre, ed in particolar modo nel nostro paese per incapacità, mancata volontà, o per fini politici aspettano dissesti per accusare i privati.

Da una sommaria analisi sembra che si siano sottovalutati, o dati per assunto, gli effetti dell’erosione marina degli ultimi 40 anni che le coste leccesi hanno subito per una scarsa attenzione di tutte le amministrazioni che l’hanno gestito in questo periodo. Dal portale di Legambiente, si rileva che le coste italiane sabbiose, per la loro lunghezza di circa 1750 Km di litorale, siano state oggetto, negli ultimi 50 anni di una erosione che è oscillata da un 46%, con picchi fino al 60%, determinando una perdita di 40 milioni di metri quadrati di spiagge con una media di 23 metri di profondità per diverse cause. Queste analisi partono dagli ultimi dati pubblicati dal Ministero dell’Ambiente in collaborazione con ISPRA e con 15 Regioni marittime, definendone i risultati un vero e proprio disastro ambientale, paesaggistico economico e sociale. Monitorare i processi in corso è un prerequisito ineludibile per supportare le scelte di governo e pianificazione, alle diverse scale territoriali, e migliorare le condizioni di tutela dei nostri patrimoni vista mare.

Con foto e filmati dell’epoca, fine anni 80, si rileva che, davanti alle costruzioni, allora abusive di tale epoca, siano stati disponibili per i leccesi tra i 40 e i 50 metri di spiaggia bianchissima e asciutta. Oggi quasi tutto il bagnasciuga del litorale è di un grigio cemento umido. L’amministrazione non interviene e non permette ai privati di mettere in sicurezza le proprie abitazioni, sono solo in trepida attesa di dichiarare il dissesto causato dalle costruzioni e non dal loro voluto e mancato intervento Casamicciola insegna molto, l’amministrazione prima si crea l’alibi, accusando tutti, per evitare poi, in caso di catastrofi. di essere accusati. Si ritiene che la denominazione di Spiaggiabella, derivi proprio dalla bellezza dall’intero litorale da Torre Rinalda a Torre Chianca e sia attribuibile proprio alla profondità e alla bellezza di tali spiagge. Oggi l’erosione marina, incontrastata dalle Autorità locali, se non limitatamente ai soli “pennelli” realizzati a Torre Chianca ha eroso, circa cinquanta metri di sabbia. Tali realizzazioni rappresentano l’emblema della possibilità di recupero di parte del territorio che il mare, e non le costruzioni, continua a deturpare. Sembra che fossero già stati progettati e pronti per la realizzazione, altri pennelli per arrestare questo fenomeno che non sia stato causato da qualche costruzione privata, ma anche da molti interventi a monte della costa Leccese e della Puglia stessa.

Alcune dichiarazioni degli amministratori, volte ad affermare che il “Progetto Coste” consentirà ai cittadini leccesi di riappropriarsi del mare, potendo così Fruire (in alcuni casi si utilizza il termine Fruizione) delle spiagge e del mare leccesi sembrano inappropriate per la colpevole volontà di mancati interventi nel contrastare, fino ad ora, la continua erosione come evidenziato. Sulla base dell’approvazione del CIS, e del relativo finanziamento, l’obiettivo prioritario dovrebbe essere principalmente orientato al ripascimento delle spiagge erose e non alla distruzione di un patrimonio abitativo realizzato prima degli anni 80, sulla base di Leggi, norme e decreti della Repubblica Italiana, e comunque prima del 2002, quando venne istituito il Parco del Rauccio, che ha colpevolmente incorporato in un Parco Naturale, interi quartieri abitati. Questi quartieri marini, rappresentano il Bancomat/la cassa per l’amministrazione comunale, in quanto, la quasi totalità degli abitanti pagano IMU doppia per non residenti, pagano TARI e TEFA per 11 mesi pur abitando solo due mesi all’anno, pagano un ulteriore incremento tariffario sempre per non residenti. Privi di qualsiasi servizio fognario, farmacie, pronto intervento, un posto di polizia, qualche vigile, una isola ecologica (l’unica aperta è quella di Surbo, altrimenti occorre percorrere almeno 40 Km), una linea Internet inesistente o quasi (che molto sarebbe servita nel periodo pandemico per i lavoratori in Smart Working), oltre anche ad un piano sicurezza di telecamere approvate e mai realizzate, e una vigilanza inesistente fino ad ora sul territorio. Le foto rappresentano, la prima come si presentava una parte del litorale nel 1987, la seconda com’è attualmente la stessa spiaggia ad agosto 2022, la terza qualche personaggio che vuole dimostrare come si presenta lo stesso litorale dopo 35 anni di erosione marina abbandonato dalle amministrazioni. Luigi


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