Salute

"Le aziende devono rinnovare il contratto": protestano gli operatori della sanità privata

Dopo la preintesa per il rinnovo del contratto Aris Aiop, la parte datoriale non ha ancora firmato l'accordo. Cgil, Cisl e Uil: "Equiparare lavoratori privati e pubblici"

In foto: la mobilitazione dei sindacati in Prefettura

LECCE – Rinnovare il contratto per allineare la propria posizione a quella dei colleghi della sanità pubblica, anche e soprattutto sul versante economico.

Questo il motivo della protesta organizzata questa mattina davanti alla prefettura di Lecce dai sindacati Fp Cgil, Uil Fpl e Cisl Fp.

La mobilitazione in sostegno dei lavoratori della sanità privata è andata in scena in tutte le province d'Italia.  A Lecce i segretari Floriano Polimeno, Fabio Orsini e Antonio Tarantino hanno incontrato viceprefetto Beatrice Mariano: la Prefettura manderà una nota al presidente della Regione e al ministro della Sanità perché si facciano garanti del riavvio delle relazioni tra associazioni datoriali e sindacali.

Il fulcro della vertenza è quello del rinnovo del contratto di lavoro Aiop (Associazione italiana ospedalità privata) e Aris (Associazione religiosa istituti socio-sanitari) bloccato da 14 anni, sia sul versante economico che sul versante giuridico.

Nel mese di giugno è stata sottoscritta una preintesa che è riuscita a mettere d'accordo la parte datoriale, il ministero della Sanità, i rappresentanti della Conferenza Stato – Regioni e i tre sindacati confederali.

L'intenzione, come si diceva, era quella di equiparare gli stipendi degli operatori della sanità privata a quelli della sanità pubblica e sanare le disparità esistenti anche sul versante dei diritti.

Nel dettaglio la preintesa sul fronte salariale stabilisce un incremento pari al 4,21 percento, per un valore medio mensile di 154 euro (categoria D), e un’una tantum di mille euro per tutti i lavoratori erogata in due tranche e amplia la sfera dei diritti, prevedendo peraltro l’allargamento e la piena esigibilità dei permessi retribuiti, fra i quali il diritto a 12 ore annue per viste mediche ed esami diagnostici.
 
La bozza di contratto prevede anche un intervento economico di governo e Regioni al fine di incrementare le tariffe per le prestazioni erogate dagli operatori. A luglio però, raccontano i sindacalisti, la parte datoriale si sarebbe defilata e di fatto non ha ancora siglato l'accordo definitivo.

I sindacati rivendicano quindi il rispetto dell'accordo e invitano Regioni e ministero della Sanità ad intervenire energicamente sulla questione.

"Aiop e Aris hanno avuto un atteggiamento irresponsabile. Hanno dapprima illuso i lavoratori con la firma del rinnovo, salvo poi deluderli con la mancata ratifica, nonostante le rassicurazioni del Governo e del presidente della Conferenza delle Regioni. La situazione sui posti di lavoro sta diventando esplosiva. I dipendenti vedono ancora una volta negato un proprio diritto”, sostengono Polimeno, Orsini e Tarantino.

“Se la parte datoriale sottoscrive l'accordo, le Regioni devono partecipare economicamente all'aumento delle tariffe per le prestazioni – precisa il sindacalista Fp Cgil, Floriano Polimeno -, viceversa chiediamo alle Regioni di intervenire rivedendo il tariffario per i rimborsi. Ricordo che la preintesa è anche esigibile in sede di un eventuale contenzioso dinanzi al giudice del lavoro e non ci spieghiamo i motivi di questo comportamento da parte delle aziende”.

Il problema è di vasta portata perché coinvolge quasi 100mila lavoratori in tutta Italia e circa 300 operatori della sanità privata nel Salento.

In provincia di Lecce la vertenza riguarda principalmentel'associazione “La Nostra Famiglia” che impiega circa 200 persone: "L'azienda non solo sta disconoscendo il rinnovo del contratto ma vorrebbe addirittura adottare un contratto peggiorativo in modo unilaterale, senza l'accordo con i sindacati”, aggiunge Polimeno.


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