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Tap, Trevisi "Termini scaduti per il ricorso". La Regione replica: "Non siamo inerti"

Il consigliere del M5S denuncia "Il stato portato avanti dal Mise nonostante le numerose irregolarità". Gli uffici regionali hanno ripetutamente rilevato problemi, ma la questione non è stata portata davanti al Tar. "Michele Emiliano responsabile come Matteo Renzi"

BARI - "Il progetto del Tap è stato portato avanti dal Mise nonostante il parere negativo della Regione e le numerose irregolarità che gli uffici tecnici regionali hanno ripetutamente rilevato in questi mesi e nelle ultime settimane”. A dichiararlo è il consigliere regionale del Movimento 5 Stelle, Antonio Trevisi, che però, rendendo pubblici gli incartamenti di indagini interne, precisa: “Nonostante avessimo denunciato la questione da settimane, la Regione Puglia non ha presentato ricorso al Tar e si è limitata a mandare mail di protesta senza alcun valore al Governo”. 

Il consigliere pentastellato originario di Monteroni di Lecce, dunque, sostiene che il premier Matteo Renzi e il presidente regionale Michele Emiliano siano “da ritenersi corresponsabili di tutte le problematiche che l'approdo del Tap causerà al nostro territorio”. E annuncia: “Sia a livello regionale, sia nazionale, con il supporto dei nostri portavoce in Parlamento, andremo fino in fondo a questa storia. I responsabili dovranno pagare”. 

Trevisi solleva dunque un polverone e chiama in causa il Mise e la stessa Regione, quest'ultima additata d'inerzia sul piano della concretezza delle azioni. Anche perché a quanto pare scade oggi il termine per presentare un formale ricorso davanti alla giustizia amministrativa. 

Secondo Trevisi, il processo normativo del decreto, sarebbe stato alterato, non rispettando in alcuni modo il ruolo della Regione. “Gli uffici regionali pugliesi - prosegue Trevisi - hanno rilevato la mancanza della Vas diversamente da quanto avviene sistematicamente con il Piano di sviluppo di Terna, inoltre per eludere le procedure autorizzative il progetto è stato suddiviso in due tronconi considerando in modo erroneo e artificioso Melendugno un terminale cieco della tubazione”.

La denuncia di Trevisi era sfociata in un’ulteriore missiva inviata il 15 dicembre dal Dipartimento mobilità, qualità urbana, opere pubbliche e paesaggio al Mise. In questa la Regione aveva ribadito la propria contrarietà all'opera chiedendo esplicitamente “una necessaria revisione dei metanodotti della rete nazionale di trasporto, poiché basata su presupposti non coerenti con gli strumenti di pianificazione regionale e basati sulla mancata condivisione tra codesto Ministero e l'amministrazione regionale scrivente”. 

Bene. “Ma se la Regione Puglia avesse voluto veramente far sentire la propria voce - prosegue il consigliere - avrebbe potuto e dovuto agire con atti concreti, com’è accaduto diverse volte in passato. Invece – accusa - si è limitata a comunicazioni di facciata lasciando scadere i termini”.  

Nei fatti, il 15 novembre scorso il consigliere svela di aver chiesto al servizio Ecologia della Regione di verificare se il decreto direttoriale del Mise del 20 ottobre precedente, con il quale il tratto Melendugno-Mesagne è stato inserito nella rete nazionale dei gasdotti, risultasse emesso senza il preventivo parere regionale.

Questo anche perché con la nota numero 84931 del 29 ottobre, la Prefettura di Lecce, a seguito di una richiesta di Snam rete gas, aveva comunicato di essere in procinto di rilasciare l’autorizzazione all’accesso dei fondi interessati al tracciato Melendugno-Mesagne di raccordo tra il gasdotto Tap e il punto di ricezione Snam di Mesagne e che era possibile fa pervenire osservazioni entro venti giorni dalla notifica della nota ai Comuni interessati. 

La Regione, il 22 ottobre del 2015, ha risposto allegando la nota numero 14369 del 22 ottobre inviata al Mise, precisando che rispetto alla istanza della Snam all’ufficio regionale non risultava noto “alcun elemento di tale opera”, nonostante fosse stata ribadita la necessità della considerazione integrata delle due progettualità, soprattutto in termini di impatto ambientale cumulativo. 

Inoltre sempre nella stessa nota, la Regione ha segnalato che rispetto all’elenco dei metanodotti della rete nazionale di trasporto e il piano decennale di Snam destinato ad accoglierlo e consolidarlo, c’erano due precedenti comunicazioni (nota numero 8578 del 30 settembre 2014 e numero 11157 del 6 agosto 2015) con le quali aveva messo in evidenza la “mancata sottoposizione del Piano stesso ad un regolare procedimento di valutazione ed accertamento della compatibilità ambientale”.

La Regione ha così concluso la nota numero 14369 del 22 ottobre 2015: “Pertanto, in riscontro alla comunicazione ricevuta, si manifesta il proprio dissenso all’opera in quanto derivante da un assetto progettuale e procedimentale non corretto e non condiviso”. 

Segue un’altra nota, la 14851 del 4 novembre scorso, indirizzata alla Prefettura di Lecce con cui riscontrando la 84931 del 29 ottobre 2015, la Regione ha inoltrato 14369 del 22 ottobre, già inviata al Mise, “rappresentando in particolare la propria mancata conoscenza del progetto”. Ancora. Si arriva alla nota 16194 del 30 novembre 2015 indirizzata dalla Regione al Mise con cui, rispetto al decreto ministeriale di aggiornamento dell’elenco dei metanodotti della rete nazionale di trasporto e apprendendo che era stata accolta l’istanza di Snam Gas, è stato richiesto al Mise di rivedere il decreto.  

E in assenza di riscontro, l’unica strada non poteva che essere il ricorso amministrativo, entro 60 giorni dalla pubblicazione dell’atto. Ma dato che il decreto del Mise risale al 20 ottobre 2015, entrando in vigore il giorno successivo alla pubblicazione sul sito del ministero dello Sviluppo economico, la data di scadenza è oggi. 

MA LA REGIONE REPLICA: "NON SIAMO INERTI"

Sul caso, nel pomeriggio, la replica della Regione, che spiega: il ministero dello Sviluppo economico ha emanato un decreto direttoriale di aggiornamento della rete nazionale dei gasdotti al 1 gennaio 2016, inserendo anche il tratto nominato "Interconnessione Tap". E il presidente Michele Emiliano dichiara : "La Regione Puglia non è inerte e segue la vicenda con attenzione, non essendo ancora decorsi i termini per impugnare il decreto con ricorso straordinario al Presidente della Repubblica, che comunque garantisce l'effettività della tutela, secondo la strategia difensiva che i legali già incaricati riterranno più opportuna ed efficace". 

"È in corso un'interlocuzione tra gli uffici regionali ed il ministero - aggiunge -, per scongiurare conflitti in sede giudiziaria, inevitabili qualora il ministero non riveda il provvedimento, coinvolgendo e rispettando le prerogative regionali, sia in termini di partecipazione, sia nel rispetto delle procedure Vas, obbligatorie per gli impianti a rete. Ad oggi - conclude il presidente - le osservazioni inviate dalla Regione sono rimaste inspiegabilmente prive di riscontro".


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