Politica

Produzione cannabis per terapia, scontro a distanza fra Marti e Blasi

Acceso dibattito fra il parlamentare forzista e il consigliere del Pd, dopo il passaggio in commissione sanità della proposta di legge. Per Marti è un rischio: "Dietro fini terapeutici potrebbero nascondersi altri scopi" Blasi replica: "Percorso condiviso con le famiglie dei malati"

LECCE – Dopo il “sì” presso la commissione sanitaria regionale alla produzione di cannabis in loco per scopi terapeutici, arriva il secco “no” alla proposta di legge regionale di sperimentazione firmata dal consigliere del Pd, Sergio Blasi, da parte del parlamentare di Forza Italia, Roberto Marti. “Mi fa specie che il consigliere si ritenga soddisfatto per questa proposta di legge che, se approvata, dovrebbe ‘rappresentare l'avanguardia nel campo della sanità’”, dice Marti, citando una dichiarazione di ieri di Blasi.

“L'intento – aggiunge - è quello di potenziare un modello che, rispetto a quello ospedaliero, punta sull'assistenza domiciliare e sulle cure personali. Non mi risulta difficile capire il perché: in Puglia gli ospedali funzionano sempre di meno, la disorganizzazione e la carenza di personale medico e sanitario galoppano, i reparti sono sempre meno numerosi”.

Di “quale avanguardia parla Sergio Blasi?”, si chiede Marti. “Pensa che introdurre la produzione di cannabis in Puglia possa nascondere le oggettive deficienze del nostro sistema sanitario di cui è unicamente responsabile il governo regionale di centrosinistra?”

“Legalizzare la produzione di cannabis nella nostra regione potrebbe avere serie ripercussioni dal punto di vista sociale”, sottolinea. “Dietro i fini terapeutici potrebbero nascondersi finalità diverse e non facilmente identificabili. Esistono altre sostanze stupefacenti che possiedono proprietà terapeutiche; forse per questa ragione sarebbe giusto legalizzarle?”

“Non si tratta di essere bigotti, ma realisti. Quali margini avrebbe la somministrazione controllata di restare tale? Soprattutto tra i più giovani?  Il suggerimento che sento di dare al consigliere Blasi e al governo Vendola è quello di riparare il più possibile i danni provocati alla sanità pugliese”.

“Potenziare le strutture ospedaliere esistenti – dice ancora il parlamentare -, garantire il diritto alla salute dei pazienti, consentire al personale medico e sanitario di lavorare in buone condizione, evitare gli sprechi, sostituire gli ospedali chiusi con strutture della cura, arricchire i reparti di strumenti medici: tutto questo è essere all'avanguardia. Non certamente far fiorire cannabis nelle nostre terre”.

A stretto giro arriva anche la replica dell’interessato dalla frecciata, che di certo non la manda a dire. “In Consiglio regionale in cui è stato per tre anni – dice Blasi, riferendosi al parlamentare forzista e alla sua precedente esperienza in via Capruzzi -, non l’ho mai visto prendere la parola in aula, né sentito pronunciarsi su qualsivoglia atto del governo regionale o delle commissioni. Oggi, dopo aver trascorso un anno e mezzo da parlamentare si è accorto che esiste una Regione che si chiama Puglia e ha deciso di intervenire su quello che qui accade. Che dire? Alla buon’ora, Marti”.

“Quella approvata in Commissione è una legge il cui percorso è stato condiviso innanzitutto con le associazioni delle persone che soffrono di gravi malattie – specifica il consigliere del Pd - e che hanno bisogno di un accesso meno farraginoso e soprattutto meno costoso, per loro e per il sistema sanitario, alle terapie a base di farmaci cannabinoidi. Nel merito consiglio a Marti di leggere qualcosa della vasta letteratura scientifica in materia”.

“Se questa legge sarà approvata in aula definitivamente – prosegue -, la Puglia sarà la prima regione a poter sperimentare attraverso progetti pilota la coltivazione di cannabis da destinare alla produzione in loco di questi farmaci, che ad oggi sono già prescrivibili dai medici pugliesi e acquistabili, purtroppo a caro prezzo, dalle farmacie ospedaliere”.

“Produrli in loco consentirà al sistema sanitario di risparmiare. Se oggi un grammo di cannabis ad uso farmaceutico importata dall’Olanda costa al sistema sanitario 20 euro, e al paziente dai 48 ai 50 euro, con la produzione in loco costerà 1,55 euro. Saremo la prima regione in Italia a sperimentare la produzione in loco: un’avanguardia. Oggi sono migliaia i pazienti italiani, tra i quali molti pugliesi, che attendono di poter avere a prezzi accettabili i farmaci a base di cannabis”.

Ma c’è di più. “La legge in questione è passata all’unanimità in Commissione Sanità”, ricorda Blasi. “Quindi anche i suoi colleghi di partito, opportunamente, ne hanno riconosciuto la qualità e la pertinenza. Se con la sua uscita intende lanciare un segnale ai suoi colleghi di partito perché in aula votino in modo diverso, sarebbe opportuno che lo dicesse senza giri di parole. Perché ognuno, davanti alla gente, e in particolare davanti alla gente che soffre – conclude -, deve sapersi assumere le sue responsabilità”. 


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