Politica

"Mesi di ingiurie e accuse, ma i fatti rendono giustizia". Lo sfogo di Salvemini

Provato con non mai, il sindaco si è tolto qualche sassolino dalla scarpa sulla vertenza Lupiae. Da martedì si riparte con la manovra di riequilibrio dei conti, poi deciderà se dimettersi e andare al voto anticipato

Una foto della conferenza dopo il consiglio.

LECCE – I giorni immediatamente successivi all’Epifania saranno decisivi per comprendere quanto lontano può arrivare l’orizzonte amministrativo di Lecce. L’ipotesi più accreditata, almeno oggi, è che il sindaco Salvemini rassegni le dimissioni dopo aver preso atto dell’inesistenza di una maggioranza stabile: il patto con Prima Lecce, successivo alla riassegnazione dei seggi in consiglio, è saltato e lo stesso primo cittadino non è intenzionato a tirare a campare, di consiglio in consiglio, alla ricerca di maggioranze variabili. Non così la pensano tutti nella coalizione del governo cittadino, ma quando sarà il momento sarà presa una decisione senza lacerazioni interne.

Intanto, almeno sul fronte istituzionale, è stata chiusa la partita relativa alla Lupiae Servizi. Ora tocca agli advisor presentare il piano di risanamento, con il presupposto approvato oggi in aula dei 40 milioni per le convenzioni del prossimo quinquennio, e al Tribunale decidere se omologarlo o meno. La vicenda è stata tormentata, la più spinosa tra le tante vissute in un anno e mezzo di amministrazione all’insegna delle complicazioni determinate dall’anatra zoppa e delle pesanti quanto croniche fragilità del bilancio di Palazzo Carafa. Ecco allora che un problema che riguarda 270 lavoratori si lega strettamente a quello che riguarda tutti i leccesi: senza conti pubblici più in ordine, la partecipata non avrebbe comunque un grande futuro. Il fallimento del Comune sarebbe quello, inevitabile della Lupiae, oltre che una grana enorme per tutta la città.

A Salvemini è toccato affrontare queste due questioni: sistemata la prima, almeno per quanto di competenza dell’ente, resta da sciogliere il nodo della manovra pluriennale di rientro dal debito, che presenterà molto presto al consiglio comunale. Qualunque giudizio si possa dare del suo scorcio di mandato, un fatto è oggettivo: entrambi i “macigni” arrivano da lontano, dalle amministrazioni precedenti. Lui era opposizione e gli altri governo cittadino. Oggi, a ruoli invertiti, lo accusano di essere stato Cassandra, catastrofista, ragioniere. Pensando a tutto questo, nella conferenza stampa seguita al consiglio comunale, Salvemini è apparso visibilmente provato, come mai da quando è stato eletto sindaco.

Già in aula, nel suo intervento conclusivo, aveva voluto togliersi qualche sassolino dalla scarpa: “Non ho nessuna intenzione di banalizzare il significato del voto unanime dell’aula, anzi, ne sono lieto, vorrei però si stabilissero alcuni riferimenti certi: l’ordine del giorno votato nel precedente consiglio su questo tema (quello che impegnava l’amministrazione a salvare la Lupiae garantendo il massimo possibile, ndr) non ha aggiunto nulla a quella che era l’ufficialità degli impegni assunti dall’amministrazione sul tavolo della prefettura di Lecce, regolarmente verbalizzati. Chi vuole rivendicare un merito, lo fa giustamente col voto favorevole, ma mi sia consentito di chiedervi di ripercorrere la rassegna stampa di questi mesi per vedere in che modo avete inteso contribuire alla risoluzione del problema. Non mi interessa riaprire polemiche, ma voglio che ci sia un minimo di rispetto reciproco quando si affrontano temi di questa importanza”.

Detto questo, il sindaco ha mostrato un pingue fascicolo di articoli e lo ha messo provocatoriamente sul banco a disposizione di chiunque volesse vederlo. Il suo invito, inutile dirlo, non è stato accolto. Poco più tardi, nell’Open Space, Salvemini è tornato sul punto: “Mi hanno accusato di tutto in questi mesi, di voler mandare a casa i lavoratori, di essere ostile al management, di volere il fallimento dell’impresa, mi hanno rivolto ingiurie di ogni tipo, ma i fatti si incaricano di smentire le ricostruzioni. Oggi vedo la rincorsa di tanti consiglieri a intestarsi i meriti, ma in questi mesi non erano certo al mio fianco”.

E a chi faceva notare la resistenza di qualche decina di lavoratori, intenzionati a rivolgersi al Tribunale del lavoro per tutelare l’attuale condizione contrattuale, il sindaco ha risposto: “Se credono che un loro diritto sia stato leso, è nella loro facoltà non firmare l’accordo e cercare altre strade, ma non ci sono né tranelli né imboscate come qualcuno, in maniera pericolosa, ancora oggi prova a far credere. Noi abbiamo agito nell’interesse dei lavoratori e dell’impresa”.


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