Politica

Fuori dalla partita delle primarie, Vendola e il suo risultato dividono ancora

Anna Cordella (SeL) lancia "Bersani" e sottolinea il successo del governatore in provincia: "Confermata la forte connessione tra governatore e territorio". Duro Caroppo (PpdT): "Presidente come un campione ammaccato e in declino"

Nichi Vendola, alle primarie successo o declino?

LECCE - Giudizi diversi da fronti opposti sull’esito del voto del primo turno delle primarie del centrosinistra: Anna Cordella, segretaria provinciale di Sinistra Ecologia e Libertà, ed Andrea Caroppo, consigliere regionale della Puglia prima di tutto, non concordano (ma forse è anche logico) sulla lettura del risultato elettorale di Nichi Vendola nella corsa alla leadership del centrosinistra. Nonostante il governatore ormai sia fuori dalla partita.

Per Cordella, il risultato conferma la “forte connessione tra il territorio provinciale e Nichi Vendola frutto di sette anni di buona amministrazione nella quale la tanto decantata poesia si è declinata in una fervida efficienza di governo che ha saputo cogliere e potenziare le sopite vocazioni di un territorio fertile nelle sue radici culturali ed economiche”.

L’esponente di SeL si sofferma sui dati della Provincia di Lecce, che hanno tributato a Vendola un ampio consenso, col 44 per cento dei voti raccolti nel capoluogo salentino e con i risultati nei comuni più popolosi del Salento (Copertino 55 per cento, Tricase 49 per cento, Gallipoli 41 per cento, Galatone 40 per cento, Casarano 37 per cento, Galatina 34 per cento), oltre a 37 piccole realtà in cui il governatore si è affermato sugli altri contendenti.

Il merito di Vendola sarebbe nell’aver immesso “obiettivi e programmi all’interno delle elezioni primarie evitando che queste si riducessero ad un mero regolamento di conti tra gruppi dirigenti all’interno del Pd”, dando “sostanza ad un centrosinistra che aveva smarrito i connotati della coalizione” e arricchendo “il proprio lessico sostituendo parole d’ordine come rottamazione, austerity, pareggio di bilancio, con contenuti come lotta alla precarietà, diritti civili e tutela dell’ambiente”.

Quanto al secondo turno, Anna Cordella chiarisce di condividere l’opinione dello stesso Vendola, che ha indicato in Pierluigi Bersani “il candidato più vicino alle nostre priorità, soprattutto in materia di lavoro, di ambiente, di perequazione sociale e di diritti civili”.

Discordante il parere di Andrea Caroppo che vede uscire Vendola “super-ammaccato” dalle primarie contro Bersani e Renzi, dopo che peraltro anche in Sicilia la sua lista non è riuscita a conquistare nemmeno un seggio, non andando oltre il risultato conseguito da Bertinotti ai tempi di Prodi: “Perfino in Puglia non vince – dichiara -, salvo che nell’estremo ridotto della sua Provincia. Qualcosa, insomma, si è rotto nel grande castello di illusioni e di utopie montato intorno al linguaggio esoterico del grande incantatore, e non era ancora scoppiata ai suoi piedi la vicenda-Ilva, nella quale si stanno smascherando tutte le ambiguità di una conduzione politica all’insegna di un’opaca alternanza tra proclami enfatici e trionfalistici e prosaicissimi compromessi di potere talora di segno fragorosamente opposto”.

“Oggi Vendola – ribadisce - è uno sconfitto, ridotto come un vecchio campione in declino ad un ruolo di gregario sempre più modesto, costretto a mercanteggiare al ribasso il suo sostegno con chi riteneva di poter avere in pugno, se non a riparare quatto quatto all’ombra di partiti altrui in cui deterrebbe una posizione sempre più periferica e marginale”.

Non solo. Per Caroppo, gli starebbe scoppiando addosso “la crisi economica e sociale di una Regione di fatto abbandonata a se stessa nelle interminabili migrazioni auto-propagandistiche del più distratto dei governatori ed i cui tassi di disoccupazione crescevano a velocità-record anche prima dello tsunami-Ilva”: “La grande bolla manifestatasi con le primarie – ammette - ha iniziato a scoppiare in una sorta di crudele nemesi storica”.

“Sulla Puglia devastata, dalla grande industria ai servizi ospedalieri, umiliata dalla fuga dei suoi giovani, desertificata nel suo sistema economico, impoverita sia di lavoro che di socialità, la più artificiale delle stelle si sta spegnendo e sta calando la notte. Pagheremo cari – conclude - questi 8 anni di chiacchiere e di illusioni nel segno dell’esperimento politico più innaturale per una Regione abituata a forgiare da sola il proprio destino, al netto di santoni e santini. Iniziando a rinnegare, proprio nella prova che gli era più congeniale, il pifferaio magico, la Puglia sta iniziando a risvegliarsi da un sogno che stava diventando un incubo”.


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