Politica

“Nella città della cultura non c’è posto per i bambini”. Genitori contro il sindaco

Il motivo della protesta è nel presunto mancato rinnovo della convenzione per l'asilo nido comunale "Cuccioli d'oro". Oltre alla perdita di un diritto acquisito per i bambini che già frequentano, un disagio per i genitori che lamentano il silenzio di Palazzo Carafa

Foto di repertorio (@TM News/Infophoto).

LECCE – Si tratta, probabilmente, di uno degli asili comunali più belli di Lecce. Almeno a giudicare dalle parole dei genitori che si sono affidati alla struttura “Cuccioli d’oro” di via Dalmazia, immersa in uno splendido giardino di proprietà della congregazione delle Suore Operaie e soddisfatti del servizio reso dal personale educativo “eccellente”, considerato alla stregua di una seconda famiglia. Ma il nido sarebbe prossimo ad un presunto, mancato, rinnovo della convenzione stipulata con l’amministrazione locale per il prossimo anno. Un vero “disastro” per decine di famiglie che credevano di aver acquisito un diritto irrevocabile alla frequentazione, nel momento in cui sono risultate vincitrici del bando pubblico. Ed invece, di punto in bianco, potrebbero ritrovarsi in seria difficoltà.

Queste, almeno, sono le notizie che circolano ufficiosamente da giorni ed hanno innescato un’animata protesta. Carta e penna alla mano, i genitori hanno scritto una lettera di denuncia all’indirizzo del sindaco, Paolo Perrone. Missiva che mette da parte i toni buonisti e bada  al sodo: “Il mancato rinnovo della convenzione comporta lo sfratto dall’asilo di tutti i bambini che, dai 4 mesi di vita, in poi hanno iniziato il loro percorso formativo e stabilito un rapporto di fiducia con lo splendido personale dell’asilo. A questi bambini che hanno avuto accesso all’asilo con regolare bando di concorso, previa presentazione e valutazione certificazione Isee, non verrà garantito alcun diritto ne’ alla continuità ne’ alla frequenza”.

I genitori lamentano la mancanza di un preavviso relativo alla possibilità che la convenzione potesse essere interrotta: “Nessun funzionario o addetto comunale al momento della presentazione delle iscrizioni ci ha comunicato o fatto firmare un’ informativa che avvertiva i genitori sulla possibilità dell’interruzione della convenzione. Quindi nessuno di noi sapeva che il diritto sarebbe potuto essere revocato in qualsiasi momento”.

Il passo preliminare della protesta è stata una lettera di richiesta risoluzione problema, regolarmente protocollata presso gli uffici comunali: ma l’ iniziativa non ha sortito alcun effetto. A questo punto i genitori si sono sentiti “costretti ad agire a mezzo stampa” per rendere nota la situazione e “nella speranza di ottenere una maggiore considerazione e un minimo cenno di sensibilità verso il grave ed insostenibile problema”. La possibilità di affidare i piccoli ad una struttura pubblica e ben funzionante rappresenta, infatti,  una necessità imprescindibile per quanti lavorano. Ma la chiusura di Palazzo Carafa ha fatto discutere: “Da parte vostra non troviamo nessuna disponibilità di dialogo e di ascolto, anzi troviamo la porta sbattuta in faccia. Che fine faranno questi bambini? Dove andranno? Non è giusto che nella città della cultura ai bambini venga negato il diritto di frequentare il nido, e non gli sia accordata la precedenza negli altri nidi gestiti dalla Regione”.

I genitori non ritengono che le responsabilità siano attribuibili al Miur:  “Crediamo che non sia il ministero ad essere ingiusto, ma che sia stata la mal gestione dei fondi comunali finalizzati alla prima infanzia, ad essere motivo di scarto per l’erogazione di credito”.

L’invito ad intervenire è rivolto direttamente a Paolo Perrone: “Signor sindaco, siamo stati noi a votarla e non ci accontenteremo di vederla saltuariamente in televisione o in occasione di qualche inaugurazione. Non è solo quello il suo ruolo ma è soprattutto quello di saper dialogare e ascoltare la voce della cittadinanza , specialmente quando si parla di minori in tenera età. Non vogliamo promesse ma vogliamo  la garanzia, messa per iscritto, che i nostri figli potranno finire il loro percorso educativo in  regime di convenzione”.

I genitori sottolineano come non tutti i cittadini possano permettersi di sostenere il costo di un asilo privato: “Forse si fatica a comprendere quanto sia necessario lasciare il proprio figlio all’asilo per andare a guadagnare i soldi necessari ad assicurare la cena, perché il pranzo è garantito dal nido. Ci sono genitori che, con vento freddo e pioggia, accompagnano i propri figli a piedi perché non si possono permettere un mezzo proprio. Forse, dopo questa lettera, scoprirà che nel sottosuolo del suo mondo reale esistono anche cittadini che non hanno una vita privilegiata, ma che lottano quotidianamente per tirare avanti”.

I genitori ricordano anche l’origine dell’istituzione degli asili nido, risalente alla legge 1044 del 1971 che intendeva garantire alle madri la possibilità di lavorare. Eppure oggi “nessuno ascolta il nostro lamento, nessuno tutela  i bambini, nessuno sostiene le famiglie e le leggi rimangono inapplicate”. “Sarebbe stato bello che i soldi spesi per alcune iniziative in piazza degli ultimi giorni fossero state investiti, invece, in favore dei nostri figli – incalza il comitato - .Venga a conoscere la realtà in cui vivono i cittadini di questa città della cultura che assomiglia sempre più a una copertina, vuota all’interno, ma sulla quale non manca mai la sua faccia stampata in rilievo”.


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