Lux. Abitare la luce a cura di Donato Di Poce e Maddalena Castegnaro
Continua la collaborazione tra il critico d’arte e poeta milanese Donato Di Poce e il Salento, con la casa editrice i Quaderni del Bardo Edizioni di Stefano Donno e il Presìdio del Libro Archivio del Libro d’artista VerbaManent di Sannicola (Lecce). Il risultato è il Fotolibro D’Arte Letterario: Lux. Abitare la luce
Ogni artista si è reso fiamma nello slancio di proiettarsi al di là di se stesso e di dare genesi a nuove metaforiche esistenze: questa arte è dono di vita e di poesia che si rinnova per noi lettori nella visione delle immagini di luce. Maddalena Castegnaro Guidorizzi (responsabile del Presìdio del Libro Archivio del Libro d’Artista VerbaManent di Sannicola - Lecce)
La tendenza comune che si coglie in tutte le opere è quella della contestualizzazione della candela in rapporto con gesti, emozioni, ambientazioni quotidiane, una voglia di vivere ed abitare la luce, porgerla in dono a se stessi e alle generazioni future (Donato Di Poce – poeta, critico d’arte curatore de I Quaderni d’Arte del Bardo)
Autori: Daniela Antonello, Juan Arias Gonano, Angela Barbera, Oriana Bassani, Renato Begnoni, Fernando Bevilacqua, Fulvio Bortolozzo, Sirlei Caetano, Mara Caruso, Urmila Chakraborty, Véronique Champollion, Chen Li, Laura Cingolani, Corallo Giorgio, Carmela Corsitto, Maria Credidio, Cucci Ornella, Cumer Eleonora, Jhuma Datta Jhumadatta, Danilo De Mitri Pugno, Teo De Palma, Aldo Fiorillo, Pierluigi Fornasier, Siria Gatti, Ombretta Gazzola, Roberto Gianinetti, Astrid Astra Indricane, Maria Korporal, Jussara Leite Kronbauer, Beatrice Landucci, Clarissa Lapolla, Gulla Larsen, Mario Lo Coco, Ruggero Maggi, Erminia Marasca Soccol, Emanuela Mezzadri, Daniele Notaristefano, Nicoletta PalastrelliI, Corradino Pellecchia, Enzo Pellegrini, Pio Peruzzini, Franco Piavoli, Mario Piavoli, Laura Pitscheider, Giovanni Ronzoni, Letizia Rostagno, Paola Scialpi, Daniele Sforza, Gianni Maria Tessari, Luciana Trappolino, Maria Grazia Zanmarchi.
Presentano: Maddalena Castegnaro e Stefano Donno editore I Quaderni del Bardo Edizioni.
Interviene Giorgio Corallo, fotografo
INTRODUZIONE di Maddalena Castegnaro Guidorizzi
Abitare la luce
Anche nella vita ci sono tante cose da reinfiammare
Bachelard
Volevo giocare con la luce. Ma non da sola. Revêrie, ricordo, meditazione, solitudine, assenza, mistero, biancore , coscienza, vita, poesia: quante immagini, simboli, mondi può richiamare la fiamma fragile e sottile di una candela scelta, in un tempo di imposta lentezza e di scura inquietudine, come un piccolo astro che illumina Presenze racchiuse nei confini dello sguardo di chi con un unico irripetibile scatto fotografico ne immortala l’esistenza. È la candela, luce di chi guarda e luce dell’oggetto guardato, che, quando giunge realmente il regno della grande solitudine, rischiara pensieri e cose facendoli emergere dal buio della loro inesistenza o dalla banalità di un’anonima corporeità. Si animano voci, suoni, richiami, evocazioni, desideri, presagi, tutto sembra fluttuare nella magica atmosfera destata da una sola fiamma in un intimo dialogo tra luci e ombre. Ogni artista è creatore di un mondo trasfigurato che travalica i limiti del reale e conduce, nel tremolio verticale di una fiamma, verso un altrove che resta inafferrabile. È l’enigma che non si svela e domanda solo silenzio e contemplazione. Esperienza fortemente emotiva. Ogni artista si è reso fiamma nello slancio di proiettarsi al di là di se stesso e di dare genesi a nuove metaforiche esistenze: questa arte è dono di vita e di poesia che si rinnova per noi lettori nella visione delle immagini di luce. Ringrazio gli Artisti tutti - fotografi, pittori, calligrafi, illustratori, graphicdesigners, ceramisti, scultori, poeti, scrittori, registi -, sognatori e pensatori, elargitori generosi e appassionati di incanto e bellezza, e Stefano Donno editore con “I Quaderni del Bardo” per aver dato vita a questo scrigno d’arte. Un affettuoso ringraziamento agli Artisti Ombretta Gazzola (Terra di Calabria) e Teo De Palma (Terra di Puglia), nocchieri preziosi per alcuni approdi in questo luminoso e sconfinato viaggio di conoscenza tra il reale, il visionario e il simbolico. Un ultimo grazie a Emanuela Guidorizzi (Terra di Mantova) che, ogni giorno, da tante stagioni, accende il mio risveglio con la fiammella virtuale di una candela amica.
PREFAZIONE di Donato di Poce
LUX: La fiamma creatrice e la poetica del fuoco
“Il sognatore vede nella fiamma il suo stesso essere e il suo stesso divenire. Nella fiamma lo spazio vacilla, il tempo si agita. Tutto trema quando la luce trema.”
Gaston Bachelard
Quando la mia cara amica Maddalena Castegnaro, (Responsabile del Presidio del Libro_Archivio del Libro d’Artista VerbaManent di Sannicola, Lecce), mi propose di presentare un progetto (Lux) da lei curato ed il relativo volume, accettai volentieri visto il tema (che mi richiamò immediatamente alla mente Gaston Bachelard, adorato maestro di revêrie, e di poetiche) e la stima che ho per lei, come persona e come operatrice culturale. È stato chiesto ad artisti e fotografi di esprimersi sul concetto e il valore della luce attraverso la fotografia di una candela. Le candele sono simboli di illuminazione e trasformazione. Il fuoco che illumina rappresenta il mondo spirituale. Devoti, mistici, religiosi e spiritisti, usano la candela come forma di consacrazione e connessione con la Luce dell’Amore Divino. La candela accesa può essere dedicata a un Santo, Maestro, Angelo Custode, Guida Spirituale, a una persona cara10 scomparsa o semplicemente alla Luce e alla Forza Creativa. Una candela rappresenta, simbolicamente e magicamente un uomo, infatti, simile ad un uomo: possiede un Corpo (la cera), un’Anima (lo stoppino), uno spirito (la fiamma); svolge il proprio ruolo così come un uomo nasce (accensione), vive invecchiando (scioglimento), muore (estinzione). Al giorno d’oggi che la lampada elettrica e le luci al neon hanno sostituito la luce delle candele, e nelle case moderne non ci sono quasi più i camini, abbiamo perso simboli, poesia e incantamento alla luce di una candela e lo sguardo del fuoco. Non riusciamo nemmeno più a immaginarci un poeta che scrive di notte in compagnia di una candela accesa o un artista Rinascimentale che sperimenta ombre, prospettive e fasci di luce improvvisa sulla sua opera con la luce direzionale di una candela. Ci consolano comunque l’esistenza e l’emozione del rito della torcia Olimpica, immagine di staffetta da uomo a uomo della luce che accende il braciere che resta acceso per tutta la durata delle Olimpiadi. La luce del fuoco o della fiamma di una candela ci ricollega ad una risonanza interiore, all’intimo trabocco della nostra Anima durante la sua ascesi osmotica all’Anima Mundi, al risorgere interiore di una luce che accompagni il nostro quotidiano morire. Restano però gesti devozionali nelle chiese e cerimonie della luce nei paesi orientali, e restano per fortuna i gesti estetici, e poetici dei foto-11 grafi e artisti che hanno partecipato al progetto e rendono eterna la forza del gesto creatore che illumina il futuro. Chi porta una candela può aggirarsi solo in una stanza, o può indicare la strada agli altri, come il Virgilio che Dante loda nel XXII del Purgatorio: «facesti come quei che va di notte/che porta il lume retro e se non giova/ma dopo se fa le persone dotte». In pittura George de la Tour individua il tema che lo renderà famoso: il lume di candela. Nel quadro “La Maddalena penitente”, la candela viene raddoppiata dal riflesso dello specchio aumentando la luminosità della scena. E come non ricordare l’olandese Caravaggesco Gerrit van Honthorst (Gherardo delle Notti), che con la sua opera “Derisione di Cristo”, olio su tela, 1616-1617, Los Angeles County Museum of Art, getta un mantello di humanitas e di Pietas sulla figura di Cristo o nell’opera La sensale (Utrecht, Centraal Museum) fa intravedere una candela sul tavolo che illumina il seno e il volto della sensale? Ma una candela o un fuoco acceso sono anche simboli di fede, speranza, rinascita, creazione, la fiamma di una candela è portatrice di humanitas e solidarietà… e il fuoco, quasi in una moderna ottica quantistica, messaggero di creazioni e relazioni tra materia e spirito. Tra gli artisti contemporanei è Burri che ha il primato del fuoco, con le sue combustioni su celletox, che addirittura usa la fiamma ossidrica12 come un pennello e con il fuoco crea letteralmente l’opera unendo indissolubilmente materia e spirito. “Chi non prova più né stupore né sorpresa, è come morto, una candela spenta”. Questa citazione di Albert Einstein rende bene il valore simbolico e spirituale delle passioni accese, ma chi ha veramente compreso la filosofia e la poetica della candela accesa è stato Gaston Bachelard, che in due opere fondamentali (La fiamma di una candela e Poetica del fuoco), ha acceso con strali di fuoco la malinconia dei poeti. Leggiamo insieme un suo passaggio dal libro La fiamma di una candela: “Il filosofo può ben immaginare davanti alla sua candela di essere il testimone di un mondo in combustione. La fiamma è per lui un mondo teso verso un divenire. Il sognatore vede nella fiamma il suo stesso essere e il suo stesso divenire. Nella fiamma lo spazio vacilla, il tempo si agita. Tutto trema quando la luce trema. Il divenire del fuoco non è forse il più drammatico e il più vivo fra i divenire? Il mondo va in fretta se lo immaginiamo in fuoco. Così il filosofo può sognare tutto – violenza e pace – quando sogna il mondo davanti alla candela…”. Ma è nell’altro, Poetica del fuoco, che l’autore focalizza il suo pensiero sull’argomento e svela risvolti illuminanti sul mito di Prometeo: …“Il fuoco nella propria vita è sempre un risorgere. È quando ricade13 che il fuoco diventa calore orizzontale, immobilità nel calore femminile”. …“Abbiamo bisogno di vivere ai due poli del nostro essere androgino; potremo allora accogliere il fuoco nella sua violenza e nel suo conforto, a volte come immagine dell’amore, a volte come immagine della collera”. “Il dono del fuoco-luce-coscienza apre all’uomo un nuovo destino… ”…”l’eroe Prometeo, è il simbolo della disobbedienza costruttiva: bisogna disobbedire ai padri per fare meglio di loro. Disubbidire per agire è il motto del creatore”. E questa fiamma creatrice è stata ben raccontata dagli artisti e fotografi che hanno raccolto la sfida e lo spirito prometeico-eroico della creazione artistica. Innanzi tutto vorrei sottolineare la presenza qualitativa e quantitativa di tante Artiste da vere protagoniste, là dove di solito vengono relegate da critici e curatori a presenze minori, sporadiche e di contorno. Tra queste spiccano presenze a noi ben note come Chen Li, Antonello, Credidio, Corsitto, Korporal, Scialpi, Gazzola, Mezzadri accanto ad altre, tutte di grande valore. Tra le presenze di Artisti sono da ricordare Begnoni, Pellegrini, Notaristefano, Maggi, Ronzoni, De Palma, Fornasier, Piavoli. La tendenza comune che si coglie in tutte le opere è quella della conte-14 stualizzazione della candela in rapporto con gesti, emozioni, ambientzioni quotidiane, una voglia di vivere ed abitare la luce, porgerla in dono a se stessi e alle generazioni future. Una particolare suggestione si ravvisa nell’opera di Antonello Daniela, che ci fa vedere un Charlie Chaplin che guarda una candela, metafora forse delle speranze dell’uomo di strada che cerca e spera in un futuro di luce; da evidenziare l’opera di Mara Caruso che storicizza la riflessione sui nostri tempi pandemici ritraendo una ragazza con mascherina che porge una candela di speranza al mondo, mentre Gulla Ronnow Larsen ci propone un’immagine Magrittiana con il forte contrasto giorno/notte e una candela accesa nel cuore. E ancora Notaristefano Daniele che gioca sulla consunzione della cera che cola sulla mano eretta al cielo come ultimo baluardo di presenza/resistenza estetica al buio; Tessari Gianni Maria che, nella sua opera, gioca sulla duplicità tra reale e immaginario con la doppia luce delle candele che illuminano alfabeti asemici e futuri.
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