Economia

Profondo rosso dell’economia salentina. L’allarme della Camera di commercio

L’ente ha diffuso i dati negativi che toccano ogni comparto produttivo, con unica eccezione dell’agroalimentare. Boom della cassa integrazione e della disoccupazione, campeggia la sfiducia. “Il governo deve agire in fretta”

Prete e Gabellone.

LECCE – La Camera di Commercio di Lecce rinnova il suo appuntamento annuale con la crisi: in occasione della giornata dell’economia, l’ente diffonde i dati relativi allo stato di salute delle 80 mila imprese locali. Numeri da profondo rosso, nel 2013 più che mai. Dal valore aggiunto al commercio estero, dal credito alle infrastrutture, fino all’emergenza lavoro: gli indici individuati dal servizio statistica e studi sono preceduti da un segno negativo. Con l’unica eccezione del comparto agroalimentare, sostenuto dalla produzione del vino doc, il cui trend positivo fa ben sperare.

Se il Salento appare “ad un passo baratro”, per usare le parole del presidente Alfredo Prete, l’intero ente camerale rivendica un ruolo di sostegno nei confronti degli iscritti. Attraverso azioni che guardano in più direzioni: dall’accesso al credito all’aggregazione tra le imprese, dall’internazionalizzazione allo snellimento della burocrazia, fino alla spinta per l’innovazione.

Ma ciò non basta, se si considera che gli strumenti per uscire dalla crisi rimangono saldamente nelle mani dell’ esecutivo: “Le azioni a livello locale dipendono strettamente dalle grandi riforme nazionali”, conferma Prete. “La diagnosi è chiara da tempo, ma il malato è terminale. Il governo deve agire in fretta, varando riforme strutturali che consentano all’economia di ripartire – aggiunge il presidente -, mettendo da parte le riforme elettorali che ci toccano ben poco, o le misure di aumento della pressione fiscale che viaggiano in direzione totalmente contraria”.

Nel dettaglio, i numeri elaborati della Camera di Commercio parlano del valore aggiunto ai prezzi correnti che, nel 2012, è sceso dell’1,1 percento in tutta la provincia di Lecce. Se il sistema imprenditoriale nazionale è composto da piccole e medie imprese in condizioni di grave sofferenza, Prete ritiene che siano insufficienti le misure adottate a livello regionale: “I bandi che alzano l’asticella della partecipazione al di sopra dei  10 milioni di euro di fatturato, aiutano ben poco gli imprenditori locali”.

Lo studio conferma situazioni già note: la nascita di un piccolo esercito delle “partite Iva”, legato non al numero dei professionisti abilitati, quanto alle difficoltà dei giovani di essere assunti mediante un contratto regolare. Nella sola provincia di Lecce, il numero degli occupati (non a caso) è sceso del 2,7 percento. I disoccupati crescono, invece, del 23 percento.

Il termometro della situazione è ben rappresentato, poi, dalle richieste di accesso agli ammortizzatori sociali. E’ boom della cassa integrazione (più 90 percento nel 2012), legato anche all’estensione della cassa in deroga regionale che comprende una nuova categoria di lavoratori.

Nonostante la vocazione al terziario, espressa dal territorio, e la corposa presenza del sistema manifatturiero, anche l’apertura verso i mercati esteri rimane contenuta. Al punto che, nel primo trimestre del 2013, le esportazioni sono già calate del 27,1 percento.

Pessime le notizie relative all’accesso al credito: un miraggio per le imprese salentine, in virtù di reciproco clima di sfiducia instaurato con gli istituti bancari. Non a caso, forse, i tassi di interesse a breve termine risultano più elevati rispetto alla media nazionale: Lecce 9,7 percento; Italia 7,8 percento.

Il pessimismo, poi, non gioca a favore della ripresa. Nella percezione degli imprenditori locali (così come emerso da un’indagine a campione condotta su 200 imprese), il prossimo anno comporterà un’ulteriore riduzione del giro d’affari. Ed il commercio e le costruzioni rimangono i settori in cui si registra la massima sfiducia. 


Si parla di