Uccisi e sepolti in una cisterna, confermata la duplice condanna all'ergastolo
Carcere a vita in appello per Mino Perrino e Francesco Cippone, accusati del duplice omicidio di Luca Greco e Massimiliano Marino
LECCE – La parola ergastolo è risuonata per due volte, chiara e sinistra, nell’aula della Corte d’assise d’appello. I giudici hanno confermato la condanna al carcere a vita Mino Perrino, 39 anni, e Francesco Cippone, 37enne (entrambi di Campi Salentina) accusati del duplice omicidio di Luca Greco e Massimiliano Marino, i due uomini di 38 e 34 anni scomparsi nel nulla il 12 marzo 2013 a Campi Salentina e poi ritrovati privi di vita in una cisterna, il successivo 10 maggio. I due imputati sono assistiti dagli avvocati Ladislao Massari e Claudio Salvagni (noto alle cronache per essere uno dei legali Massimo Bossetti). Esclusa l’aggravante della crudeltà e confermata, invece, la premeditazione in un processo in cui l’avvocato Massari ha rimarcato la sottile ma fondamentale distinzione tra preordinazione e premeditazione.
Perrino e Cippone (così come il terzo uomo coinvolto, Franz Occhineri, 35enne di San Pietro Vernotico, condannato in primo grado all’ergastolo) avrebbero avuto un ruolo determinante nell’omicidio dei due amici, attendendo insieme a Perrino le due vittime. Le indagini sono state coordinate dall’allora sostituto procuratore Giuseppe Capoccia (oggi procuratore a Crotone), e condotte dai militari del nucleo investigativo dei carabinieri, guidato dal capitano Biagio Marro. Le due vittime furono assassinati a colpi di pistola (una semiautomatica calibro 9 per 21) e con un coltello a serramanico (furono una quindicina i colpi inferti alle spalle e al fianco).
Occhineri e Cippone hanno sempre respinto le accuse, spiegando di esser giunti sul luogo del delitto dopo il duplice omicidio e di aver aiutato Perrino solo a occultare i due cadaveri. Le dichiarazioni dei tre, ritenute dagli inquirenti confuse e contradditorie, hanno svelato solo in parte le dinamiche del duplice delitto.
Un buco temporale di due ore balzato agli occhi degli investigatori, insospettiti da quegli apparecchi improvvisamente staccati proprio nei momenti in cui Greco e Marino stavano perdendo la vita. L’attività d’indagine è stata anche supportata da una novità di tipo tecnico: l’esame del tracciato del sistema satellitare, installato sull’auto di Occhineri. Dispositivo che ha segnalato agli inquirenti ogni spostamento del veicolo tenuto sotto osservazione. Un groviglio di tasselli che hanno cominciato a incastrarsi, indizio dopo indizio.
Nei confronti dei famigliari delle vittime, che si sono costituiti parte civile con gli avvocati Elvia Belmonte e Giuseppe Lefons, il giudice ha disposto un risarcimento da stabilire in separata sede.