Cronaca

Terzapagina. "Il parco delle badanti", a Lecce un angolo di "Mitteleuropa"

Dentro l'angolo verde della villa comunale, sospeso tra il centro storico e il quadrilatero commerciale, si ritrovano le straniere giunte per assistere gli anziani 24 ore al giorno. Socializzando e raccontando le proprie storie

LECCE - C’è un angolo di “Mitteleuropa” nascosto nel cuore del capoluogo salentino. Tra le piante e le giostrine della Villa comunale, ogni domenica pomeriggio, si rinnova una sorta di tacito rendez-vous che vede come protagoniste donne corpulente dai sorrisi malinconici e dai modi gentili, che sembrano riportare indietro nel tempo.

Quell’angolo di verde sospeso tra il centro storico e il quadrilatero commerciale, diventa, in quei pomeriggi dal ritmo sonnolento del giorno di festa, il “parco delle badanti”. Lì, tra carrozzine e vecchietti in cerca di un rimedio per sfuggire alla solitudine, e qualche pallonata di bambini che corrono veloci, si ritrovano le straniere giunte sino a questo lembo estremo d’Italia per assistere e curare gli anziani 24 ore al giorno.

Un fenomeno in espansione che dal Nord ha conquistato pian piano tutta la penisola, evidenziando la dura realtà di un Paese sempre più vecchio, in cui le famiglie tendono a disgregarsi. Passeggiando tra quelle panchine si finisce per essere rapiti da suoni e lingue incomprensibili, affascinanti come una nenia sconosciuta e ammaliante.

Nel giorno libero le badanti si incontrano per socializzare e scambiare pensieri e opinioni, oltre che oggetti e prodotti da inviare a casa. Ognuna porta quel che può: ciò che qui sembra banale può avere ancora un grande valore altrove. Queste moderne tate del ventunesimo secolo, venute dall’Est, hanno passaporto polacco, ucraino, lettone e moldavo. Un crogiolo di razze e culture che trasformano un angolo di provincia in un pezzo d’Europa. Qui, settimana dopo settimana si ritrovano le protagoniste di questi viaggi capaci di donare speranza e conforto.

Ognuna ha la sua storia da raccontare, come Radmila, originaria di Klaipeda, città lituana di meno di 200mila persone. Nessun corpo da modella o dalle forme sinuose, ma un aspetto che tradisce i suoi 33 anni, racchiusi in un fisico da matrona, con un sorriso in cui spiccano alcuni denti d’oro. Radmila ha lasciato la sua città tre anni fa, per sfuggire a una crisi economica devastante, fatta di salari bassi e prezzi in continua crescita.

“Sono stata a Parma”, racconta in un buon italiano, “poi ho raggiunto un’amica qui a Lecce”. “Qui – spiega la donna – mi trovo bene, mi piace il clima e la tranquillità della gente, anche se mi manca la mia famiglia”. Già, perché a Klaipeda Radmila ha lasciato un marito e due figli di 8 e 11 anni. “Sono stata a casa a gennaio, per tre settimane. Mi sembra sia passato già così tanto tempo”. Spesso ci si affida a viaggi lunghissimi in pullman, le cosiddette corriere delle badanti, per tornare a casa.

Un’altra donna spiega che per raggiungere Cernivci, in Romania, ci vogliono circa due giorni di viaggio da Milano. Gran parte dello stipendio da “badante” finisce, attraverso i centri di trasferimento di denaro, alle famiglie lontane. Risparmi destinati a costruire il sogno di una vita migliore.

A volte vengono reclutate proprio tra le panchine della Villa comunale. Chi ha bisogno sa di trovarle lì la domenica, quando hanno la giornata libera. Succede così. I familiari e spesso gli stessi anziani cercano l’assistente domiciliare senza passare dai canali di reclutamento istituzionali, magari attraverso il “passaparola”. E così inizia un altro lavoro e un’altra storia, vitto e alloggio compreso però.


Si parla di