Tensione tra fratelli ai domiciliari: accuse di spari, scattano le manette
Arrestato Roberto Napoletano. I diverbi con Angelo vanno avanti da tempo. L'ultima lite per il possesso di pecore. Ma le minacce sarebbero costanti. Entrambi erano stati coinvolti in "Dejà vu - Ultimo atto"
SQUINZANO – I carabinieri della stazione di Squinzano e del Nucleo operativo della compagnia di Campi Salentina, sotto la direzione dle tenente Rolando Giusti, hanno fatto un conto unico e l’hanno presentato oggi a Roberto Napoletano, il 30enne di Squinzano già accusato di associazione mafiosa, sotto processo per una presunta tentata estorsione al locale Livello 11/8 di Trepuzzi e ora di nuovo in carcere per minaccia aggravata a carico del fratello, Angelo, di dieci anni maggiore. Ed è stato un conto molto salato.
A costargli cara, questa volta, è stata proprio la denuncia che Angelo ha presentato ai militari dopo il violento litigio avvenuto la mattina di due giorni addietro.
Fra i due fratelli non scorre certo buon sangue e la cosa è ampiamente risaputa. Ad accomunarli ci sono solo le vicissitudini giudiziarie. Entrambi erano stati arrestati nell’ambito dell’operazione “Dejà vu – Ultimo atto” del marzo dello scorso anno, uno dei principali filoni d’inchiesta che hanno fatto luce sugli affari illeciti delle nuove leve che gravitano nell’orbita della Scu nel nord Salento e dopo un periodo in carcere, in seguito confinati ai domiciliari.
Il problema nasce dal fatto che le loro proprietà, nelle campagne di Squinzano, sono confinanti e che fra i due gli screzi vanno avanti da tempo immemore. La tensione per una convivenza forzata è così salita alle stelle, tanto che il 27 gennaio un diverbio sul possesso di alcune pecore sarebbe bastato a far esplodere un colpo di pistola in aria a scopo intimidatorio.
Il 40enne ha deciso di esporre tutto questo e altro ancora (vi sarebbero state ulteriori azioni contro di lui, in precedenza) in una circostanziata denuncia che oggi si è tramutata in custodia cautelare in carcere per il fratello più giovane, su ordine del gip del Tribunale di Lecce. Una misura che forse è servita a evitare che una situazione spinosa degenerasse. Un problema, però, che rischia di essere solo rinviato nel tempo, senza una soluzione ultima. Una riappacifiazione è quanto di più lontano si possa immaginare al momento.