Cronaca

Quindici panetti di hashish comprati sul dark web: “Erano per uso personale”

Convalidati gli arresti dei due giovani di Salve bloccati in auto da finanzieri mentre sfrecciavano sulla statale 274. Per il gip versione poco credibile: domiciliari con braccialetto elettronico

LECCE – La sostanza stupefacente? Per uso personale. Una giustificazione, quella di Nicola Cassiano di Salve, 19 anni da compiere, che secondo il giudice per le indagini preliminari Marcello Rizzo, appare tutt’altro che credibile, visto che si sta parlando di quattordici panetti di hashish per 100 grammi ciascuno. Un quindicesimo era già stato scartato dalla sua confezione ed era ridotto a un quinto, poco meno di 20 grammi, quando è intervenuta la guardia di finanza.

E poi, sì, è vero. Nella sua stanza c’erano cartine e filtrini, l’occorrente per preparare spinelli, e null’altro. Ma nel soggiorno dell’abitazione in cui risiede Samuele Placì, 20enne, anch’egli di Salve, arrestato in concorso con Cassiano con l’ipotesi di reato di detenzione ai fini di spaccio, c’era anche tutto l’occorrente per confezionare singole dosi.

Per tutto questo e molto altro ancora, il gip ha convalidato l’arresto in flagranza eseguito dai militari della tenenza di Leuca, firmando un’ordinanza che dispone gli arresti domiciliari con braccialetto elettronico. L’unica scelta possibile per non continuare entrambi a permanere nel carcere di Borgo San Nicola, a Lecce.

In cella dal 27 aprile

I due amici, in cella, vi erano finiti nel pomeriggio di giovedì 27 aprile e il pubblico ministero inquirente, Donatina Buffelli, aveva richiesto che vi rimanessero. Scarcerati, dunque, ma non liberi, sebbene nel caso di Cassiano, studente, il giudice abbia anche concesso la facoltà di recarsi ogni mattina, dal lunedì al sabato, presso l’istituto scolastico di un comune del basso Salento al quale è iscritto, per seguire le lezioni.

Cassiano e Placì hanno sostenuto questa mattina l’interrogatorio di garanzia, difesi dagli avvocati Silvio Verri e Luca Puce. E i due indagati non hanno certo deciso di fare scena muta. Tuttavia, hanno fornito versioni su quanto avvenuto che, come detto, non hanno sciolto i dubbi del giudice circa l’effettivo possesso della sostanza a scopo di spaccio e non solo per consumo personale, come sostenuto.

Fermati sulla statale 274

Il giorno dell’arresto, Cassiano e Placì stavano letteralmente sfrecciando sulla strada statale 274 a bordo di una Fiat Punto. Un’andatura molto pericolosa, tanto da indurre un’autovettura di pattuglia delle “fiamme gialle” della tenenza di Leuca a inseguirli e bloccarli. Nervosismo e spiegazioni poco plausibili sul perché di tanta fretta avevano fatto il resto. E così, via alle perquisizioni e alle scoperte.

Addosso a Cassiano i finanzieri avevano trovato due banconote da 50 euro, ma era stato soprattutto il contenuto del portabagagli a destare il vivo interesse dei finanzieri: un cartone con il marchio di un corriere espresso, già aperto, dal quale proveniva un odore inconfondibile. Dentro, infatti, c’erano i quattordici panetti ancora sigillati nel loro involucro, tutti contraddistinti dal logo Always Up Cafè, più un altro pezzo più piccolo, come già detto ridotto a un quinto del suo peso iniziale.   

Come da prassi, i finanzieri avevano poi fatto “visita” in casa di entrambi. Nella camera da letto di quella di Cassiano avevano trovato appena 2 grammi di marijuana, più sette confezioni di cartine e una di filtrini. Più rilevante si era rivelato quanto rinvenuto nel soggiorno dell’appartamento in cui risiede Placì: oltre a 1 grammo di marijuana e cinque confezioni di cartine, un rotolo di buste di cellophane, due bilancini di precisione, quattro grinder e sei confezioni da cinquanta pezzi ciascuna di sacchetti con chiusura ermetica.

Droga sul dark web pagata in Bitcoin

Si arriva, così, all’interrogatorio di questa mattina, in cui Cassiano si è dichiarato l’acquirente della sostanza. Il giovane ha spiegato di aver comprato l’hashish navigando su un sito scovato sul dark web e di aver sborsato grossomodo 3mila euro, pagando in Bitcoin. Ha anche aggiunto che, procedendo alla spesa, si era accordato con Placì perché la droga arrivasse in casa sua. In cambio del favore, quest’ultimo avrebbe potuto tenerne una parte. Quanto all’uso da farne, il 18enne ha sostanzialmente negato di spacciare, spiegando al giudice di avere provveduto a una scorta per uso personale.

Che fosse stato Cassiano ad acquistare la sostanza, l’ha riferito anche Placì, quando è venuto il suo momento di trovarsi faccia a faccia con il giudice. Il giovane ha anche confermato l’acquisto sul  dark web, il pagamento con moneta virtuale da parte di Cassiano, così come il fatto che il pacco dovesse arrivare al proprio domicilio, previo accordo che avrebbe previsto la possibilità di trattenere una parte dell’hashish e l’esborso di 200 euro.

Tuttavia, ha anche spiegato di aver cambiato idea circa la possibilità di custodire la “merce”, una volta resosi conto dell’effettivo quantitativo. Quanto ai bilancini, Placì ha sostenuto che non fossero suoi. Uno sarebbe stato lasciato lì da un suo conoscente, peraltro ormai da molto tempo. L’altro, sarebbe stato portato da Cassiano, dopo averlo ricevuto, quest’ultimo, da un suo amico.

I gravi indizi di colpevolezza

Il giudice deve aver ritenuto piuttosto vaghe le dichiarazioni fornite. Non solo. A suo avviso, gravi sono gli indizi di colpevolezza, in considerazione del fatto che l’hashish fosse davvero troppo, per il solo consumo personale. e che il materiale per il confezionamento sequestrato in casa di Placì confermerebbe tale ipotesi. E poi vi è la circostanza che nessuno dei due goda di un reddito fisso. Nel caso specifico di Cassiano, trattandosi di uno studente, un acquisto di tale portata non sarebbe plausibile, se non per rivendere la sostanza.

I traffici nella rete "nascosta"

Fuori dall’ordinanza, uno degli aspetti più intriganti della vicenda risiede senz’altro nell’acquisto della droga via Internet. Circostanza sulla quale le “fiamme gialle” stanno procedendo ad approfondimenti. È tutt’altro che una novità, in termini assoluti. Ma è comunque interessante capire quanto si stia sviluppando un fenomeno che potrebbe coinvolgere soprattutto le nuove generazioni, più pratiche nell’uso di sistemi informatici e interessate a cercare canali d’approvvigionamento non proprio ordinari, usando come scambio moneta virtuale. La giovane età dei due coinvolti sembra esserne dimostrazione.

Per l’acquisto, è stato utilizzato un sito presente sul dark web, una sorta di arcipelago di quel più vasto oceano che risponde al nome di deep web, la rete profonda, non accessibile tramite i comuni motori di ricerca. Il che rende tutto più difficile da tracciare. Si stima, infatti, che proprio nel dark web si compia la maggior parte dei traffici illeciti, di ogni genere, in campo informatico. Per le forze dell’ordine, una sfida complessa, da sostenere con l’impiego di metologie avanzate e la formazione di uomini dedicati. 


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