Omicidio Renda in Messico: l'accusa presenta il conto per omicidio volontario
Il pubblico ministero Angela Rotondano ha chiesto condanne da 24 a 21 anni per gli otto imputati. La sentenza è attesa per il 15 dicembre
LECCE – Per la Procura non ci sono dubbi, Simone Renda fu condotto alla morte con trattamenti crudeli, inumani e degradanti e per questo il pubblico ministero Angelo Rotondano ha chiesto la condanna a una pena tra i 24 e i 21 per gli otto cittadini messicani accusati di concorso in omicidio volontario. Il decesso del 34enne leccese avvenne nel marzo del 2007 a Playa del Carmen, dove era in vacanza.
Gl imputati sono il giudice qualificatore Hermilla Valero Gonzalez; Cruz Gomez (responsabile dell’ufficio ricezione del carcere); Enrique Sánchez Nájera (guardia carceraria); Pedro May Balam, vicedirettore del carcere; Francisco Javier Frias e Jose Alfredo Gomez, agenti della polizia turistica del municipio di Playa del Carmen; Arceno Parra Cano, vicedirettore del carcere; e Luis Alberto Landeros, guardia carceraria.
Simone Renda fu arrestato due giorni prima del decesso dalla polizia turistica con l’accusa di ubriachezza molesta e disturbo della quiete pubblica, e rinchiuso in una cella di sicurezza. Al momento dell’arresto il medico in servizio presso il carcere municipale gli aveva diagnosticato un grave stato clinico dovuto a ipertensione e un sospetto principio d’infarto, prescrivendo immediati accertamenti clinici in una struttura ospedaliera. Inspiegabilmente, però, le richieste del medico non furono ascoltate e il turista salentino fu trattenuto in stato di fermo senza ricevere assistenza sanitaria, abbandonato a se stesso.
Dopo un primo procedimento penale in Messico, chiuso con condanne lievi, è stato possibile instaurarne uno davanti alla giustizia italiana grazie alla Convenzione di New York che riconosce la giurisdizione del paese della vittima in caso di trattamenti crudeli, inumani o degradanti. La sentenza è attesa per il 15 dicembre.