Pestato e torturato in un casolare, i tre arrestati in silenzio dinanzi al gip
L'udienza di convalida nel carcere di Borgo San Nicola dinanzi al gip di Lecce, Cinzia Vergine. La decisione è attesa nelle prossime ore
LECCE – Si sono tutti avvalsi della facoltà di non rispondere i tre ragazzi arrestati per la violenta aggressione ai danni di un 33enne di Porto Cesareo, avvenuta la sera del 29 novembre. Si tratta di Kevin Soffiatti, 18enne; Lorenzo Cagnazzo, 27 anni, entrambi di Porto Cesareo, e Maikol Pagliara, 27enne di Arnesano (nome noto alle cronache giudiziarie), accusati di lesioni personali aggravate, sequestro di persona e tortura. I tre, accompagnati dai loro legali, gli avvocati Cosimo D’Agostino, Gabriele e Giovanni Valentini, sono comparsi nel carcere di Borgo San Nicola dinanzi al gip del Tribunale di Lecce, Cinzia Vergine, per l’udienza di convalida del fermo. Il giudice deciderà sull’eventuale convalida e l’applicazione della misura cautelare nelle prossime ore.
I tre sono finiti in carcere ieri sera, al termine di una indagine lampo e incisiva dei carabinieri del Nucleo operativo della compagnia di Campi Salentina e dei colleghi della stazione di Porto Cesareo. Un’aggressione brutale e violenta, consumata con particolare ferocia, in cui la vittima ha riportato una ferita alla testa, fratture alle costole e alle dita, e lesioni gravi alla mandibola. Tutto è iniziato la sera del 29 novembre. Soffiatti e Pagliara hanno raggiunto a bordo di una Golf un bar di Porto Cesareo dove il 33enne si trovava in compagnia di alcuni amici, chiedendogli di accompagnarlo per spostare una motocicletta da un’abitazione.
Seppur ferito e sotto shock il 33enne ha chiamato con il suo telefono un amico, che lo ha raggiunto e accompagnato alla stazione dei carabinieri di Porto Cesareo, che hanno subito avviato le indagini. Il ferito ha raggiunto il pronto soccorso dell’ospedale "San Giuseppe" di Copertino, per essere successivamente trasferito al “Vito Fazzi” di Lecce, viste le condizioni critiche. I militari, dopo aver raccolto la denuncia del 33enne e le testimonianze delle persone presenti nel bar, sono risaliti all’identità dei tre, raccogliendo una serie di elementi utili a far emettere, da parte del pubblico ministero Roberta Licci, un decreto di fermo.