Cronaca

Sacra corona unita, blitz prima della faida per il controllo del territorio: 19 arresti

I reati, a vario titolo, vanno dall'associazione di tipo mafioso, a quella finalizzata al traffico di stupefacenti. Oltre alla detenzione e porto abusivo di armi anche clandestine, estorsioni e rapina. L'operazione, denominata "Paco", è scattata all'alba da parte dei carabinieri del comando provinciale

Una delle pistole sequestrate a Novoli il 13 novembre 2013.

LECCE – Lo stillicidio di arresti e operazioni degli ultimi due anni ha scavato il monolite della Sacra corona unita. Il colpo di grazia è arrivato all’alba, con l’operazione “Paco”, che ha fatto rotolare massi e pietre minori nel burrone della giustizia. E scavando con effetto carsico un altro, significativo tunnel nel baluardo della Sacra corona unita.

Ad aprire le dighe del torrente impetuoso, i militari dell’Arma del comando provinciale di Lecce. All’operazione hanno partecipato i carabinieri del Nucleo investigativo, diretti dal capitano Biagio Marro, i colleghi della compagnia di Campi Salentina e coordinati del maggiore Nicola Fasciano. Oltre a quelli del Reparto investigazioni scientifiche, al comando del luogotenente Vito Angelelli, e del personale del Reparto operativo, sotto la guida del colonnello Saverio Lombardi.

I provvedimenti sono stati disposti dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Lecce, Annalisa De Benedictis, su richiesta del pubblico ministero Giuseppe Capoccia della Direzione distrettuale antimafia del capoluogo salentino. Ai fermati, tutti ritenuti vicini al clan De Tommasi-Notaro, vengono contestati, a vario titolo, i reati di associazione di tipo mafioso, associazione finalizzata al traffico di stupefacenti, detenzione e porto abusivo di armi anche clandestine, estorsioni e rapina.

I destinatari delle 17 ordinanze di custodia cautelare sono Emanuela Spalluto, novolese di 29 anni, (ordinanza di arresto provvisorio da parte della Polizia federale di Berna), Stefania Viterbo, 50enne di Novoli, Sergio Notaro, 55enne di Squinzano, (notificato in carcere), Vincenzo Carone, 57enne nato a Mesagne, residente a Monza ma domiciliato a Torre Chianca (Le), Vladimiro Cassano, 50enne di Squinzano, Gianluca De Blasi, 40enne di Novoli, Salvatore Milito (notificato in carcere), 43enne di Squinzano, Gianluca Tamborrini, 35enne di Squinzano, Cosimo Emiliano Palma, 31enne di Squinzano, Nicola Pierri, 33enne di Squinzano, Franco Pierri, 63enne di Squinzano, Antonio Pierri, 31enen di Squinzano, Andrea Valentino, 30enne di Squinzano, Alfredo Scazzi, 36anni di Squinzano, Paolo Scazzi (arrestato in Germania) 26enne di Squinzano, Vincenzo Stippelli 37enne di Squinzano, Andrea Spagnolo (notificato in carcere) 37enne di Squinzano. Andrea Pierri, 27enne di Squinzano, si è  costituito dopo il blitz, mentre non si hanno ancora notizie di Danilo De Santis Campanella, 43enne di Squinzano, il diciannovesimo arrestato.

La Spalluto è stata rintracciata a Neuchatel, in Svizzera, grazie alla collaborazione dell’Arma con la polizia centrale elvetica e con quella cantonale che ha eseguito l’arresto. Mentre Paolo Scazzi è stato raggiunto in Germania. L’attività prende il nome dal nomignolo affibbiato a Franco Pierri, “Paco” appunto”, e quello di suo figlio Antonio ribattezzato “Pachino”. Nel dettaglio: nove persone sono state arrestate in flagranza di reato, nel corso delle indagini di cui sette per stupefacenti e due per detenzione di armi.

Tre delle misure sono state notificate nell’istituto penitenziario. Si tratta di quelle scattate nei confronti di Salvatore Milito, nome noto alle cronache, Sergio Notaro e Alessio Spagnolo. Il secondo è stato arrestato il primo dicembre scorso dopo un periodo di latitanza, perché colpito da un altro provvedimento restrittivo per associazione mafiosa, scaturito nell’ambito della doppia operazione condotta dall’Arma, denominata “Vortice - Deja vu”, scattata alla vigilia di San Martino.

 Per Alessio Spagnolo, invece, le manette sono scattate alla vigilia di Natale, perché trovato con dosi di cocaina e quasi un quintale di materiale pirotecnico illegale nella sua casa di Squinzano. Ed è proprio dalla cittadina del nord Salento che sono stati srotolati i fili dell’indagine che hanno portato al blitz. Le vicende hanno cominciato a inanellarsi a partire dall’8 settembre del 2012, quando si verificò l’accoltellamento di Luca Greco il quale a sua volta, nel mese di marzo dell’anno dopo, esplose dei proiettili in direzione di Notaro nel centro di Squinzano. Da lì seguì il “balletto” di atti intimidatori fatti di incendi, raffiche di colpi d’arma da fuoco e gambizzazioni.

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Eloquente l’episodio che accadde il 25 giungo del 2013, quando Luca Greco fu allertato per un incendio ai danni della sua barca e di alcuni mezzi parcheggiati nella sua officina. Giunse sul posto, ma si trattava di un trabocchetto. Due individui, a bordo di una moto, lo gambizzarono. Si erano nascosti dietro alle fronde degli alberi.  

Dopo la serie di fatti di sangue, aggrovigliati e complessi, ma tutti uniti dall’attività di spaccio, di detenzione di armi (sono state sequestrati in tutto una pistola calibro 7,65 a tre fucili di caccia), una rapina messa a segno tempo addietro ai danni di un istituto di credito del Brindisino. Oltre alle estorsioni, non soltanto ai danni dei commercianti del nord Salento, ma anche tra gli stessi affiliati, dando vita a “lotte intestine” e faide continue.

Spicca, a questo proposito, la figura di Vincenzo Carone, nome noto nella Sacra corona unita mesagnese, e detto “U pacciu”: il suo ruolo, secondo le ricostruzioni effettuate dagli investigatori, si sarebbe tradotto in una sorta di addetto alla riscossione crediti "interni". Ricopriva, per intendersi, la mansione di spauracchio, per incutere timore a coloro che avrebbero osato ribellarsi a pagamenti o a direttive interne al clan, brutalmente infiacchito con gli arresti di oggi. I quali costituiscono una seconda tranche dell’indagine che a novembre fece tremare il municipio di Squinzano. Durante quell’indagine sono emerse le presunte collusioni tra i clan della Scu, e alcuni amministratori e politici locali.

Soddisfatto dell’esito il procuratore capo della repubblica di Lecce, Cataldo Motta, e il comandante provinciale dell’Arma, il colonnello Nicodemo Macrì, entrambi presenti durante la conferenza stampa che si è svolta al termine degli arresti.

Un plauso al lavoro dei carabinieri del Comando provinciale di Lecce e della Direzione distrettuale antimafia di Lecce per l’operazione “Paco” che questa mattina ha portato all’arresto di 19 presunti affiliati alla Sacra Corona Unita, arriva dal vice presidente vicario del gruppo Pdl/Fi alla Regione Puglia Erio Congedo.

“Complimenti agli uomini del Comando provinciale dei Carabinieri di Lecce e alla Direzione distrettuale antimafia - evidenzia il politico salentino - che con l’operazione “Paco” hanno posto un altro significativo argine alle mai dome velleità criminali della Sacra Corona Unita”. “L’offensiva dimostra – commenta Congedo – sì la significativa vitalità delle organizzazioni criminali nel Salento ma, nello stesso tempo, la rassicurante presenza dello Stato, che oggi ha aperto di nuovo il sipario su nuove e vecchie dinamiche criminali, personaggi e attività di una buona fetta di territorio salentino. La fenomenologia delle attività finite sono la lente degli investigatori - associazione di tipo mafioso, associazione finalizzata al traffico di stupefacenti, detenzione e porto abusivo di armi anche clandestine, estorsioni e rapina - conferma a che tipo di minacce siano sottoposti i cittadini del Salento e le attività economiche del territorio. E’ evidente però che la guardia sul fronte della sicurezza e dell’ordine pubblico resta molto alta e i risultati lo confermano”. 


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