Cronaca

Operaio picchiato e ricattato, arriva la sentenza: cinque condanne

Lievi le pene inflitte nel processo discusso in abbreviato al gruppo accusato di aver aggredito ed estorto denaro ad un uomo perché ritenuto responsabile di aver rapinato una giovane prostituta. Il reato di estorsione è stato “alleggerito” in quello di esercizio arbitrario delle proprie ragioni

TAVIANO - E’ arrivata la sentenza per un gruppo di cinque persone accusato di aver picchiato ed estorto denaro ad un operaio perché ritenuto responsabile di aver rapinato una giovane prostituta, una trentenne di origini bulgare domiciliata a Taviano, in due diverse occasioni e di averle provocato ferite in entrambe le circostanze.

Sono lievi le pene inflitte nel processo discusso oggi col rito abbreviato dal giudice Simona Panzera che, accogliendo la tesi difensiva sostenuta dagli avvocati Raffaele Benfatto e Massimo Buggemi, e condivisa dallo stesso pubblico ministero d’udienza Alberto Santacatterina, ha riqualificato l’estorsione in esercizio arbitrario delle proprie ragioni.

Questo dunque il reato per il quale sono stati condannati a quattro mesi di reclusione Nayden Borisov, 29 anni, Sevdalina Radostinova, 30, di nazionalità bulgara, A.A., 44, di Presicce, e A.M., 61, di Taviano, e a nove mesi, anche per lesioni, Mariyan Chakarov, 45enne anche lui di origini bulgare.

Nel dispositivo (le cui motivazioni saranno depositate entro novanta giorni) è stato riconosciuto anche il risarcimento del danno per 4mila euro all’operaio 34enne di Collepasso che si era costituito parte civile con l’avvocato Giulia Bonsegna.

Per lui, il processo che lo vedeva imputato per le due rapine, avvenute il 29 marzo e il 1 maggio del 2019, si è concluso il 25 febbraio scorso con una condanna a quattro anni di reclusione e 1.600 euro di multa, più il risarcimento del danno per 10mila euro.

Tutto ebbe inizio proprio dalle denunce sporte alle forze dell’ordine dalla donna che svolgeva da alcuni mesi l’attività di meretricio nei pressi dell’aeroporto militare di Galatina.

La malcapitata, in seguito a indagini “personali”, riuscì a risalire all’identità del responsabile che, una volta rintracciato, sarebbe stato picchiato al volto e minacciato: per ripagare ai suoi errori ed evitare sgradevoli conseguenze per se e i propri cari, avrebbe dovuto consegnare 500 euro come acconto dei 1.400 euro sottratti alla 30enne, più di 10mila euro come risarcimento dei danni. Ma non finisce qui. La richiesta della somma come corrispettivo del maltolto sarebbe poi salita a 3mila euro, con la concessione al “debitore” di restituirla anche ratealmente, senza la necessità di consegnare in pegno l’autovettura.

I tre cittadini bulgari furono arrestati in flagranza il 24 giugno del 2019 dagli agenti di polizia del commissariato di Galatina che allertati dall’operaio, si presentarono proprio al momento della consegna del denaro.

Gli altri due, invece, furono individuati successivamente, nel corso delle indagini.


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