Omicidio Romano, pugno duro del pm: "Dodici anni per il fiancheggiatore"
Andrea Macagnino, il 23enne accusato di concorso anomalo in omicidio e tentato omicidio, avrebbe avuto un ruolo ben preciso nell’omicidio di Roberto Romano e nel ferimento di Dario Traversa, avvenuti il 24 marzo 2012
LECCE – Andrea Macagnino, il 23enne accusato di concorso anomalo in omicidio e tentato omicidio, avrebbe avuto un ruolo ben preciso nell’omicidio di Roberto Romano e nel ferimento di Dario Traversa, avvenuti il 24 marzo 2012. A sostenerlo l’accusa, che ha chiesto per Macagnino una condanna a 12 anni di reclusione nel giudizio con il rito abbreviato che si sta celebrando dinanzi al gup Antonia Martalò.
Il 22enne avrebbe accompagnato il presunto omicida, Michele Espedito Valentini, 27enne di Supersano, sul luogo del delitto con la sua Golf, notata da alcuni testimoni, imboccando controsenso via Boccaccio. Lì, lo avrebbe atteso con il motore acceso e la portiera del lato passeggero aperta, per poi darsi alla fuga. L’avvocato del 23enne, Francesco Fasano, ha chiesto l’assoluzione per il suo assistito, sostenendo che non solo Macagnino non era conoscenza dell’ipotesi delittuosa, ma come la stessa non sia stata premeditata ma frutto degli eventi.
Il presunto omicida si presentò alcuni giorni dopo in caserma a Maglie, dove ad attenderlo c’era il suo legale, l’avvocato Mario Coppola. Nei suoi confronti il gip Carlo Cazzella aveva emesso un’ordinanza di custodia cautelare in carcere. Il 27enne era irreperibile da una decina di giorni. Macagnino, invece, dopo l’arresto era tornato in libertà. Il 27enne spiegò ai magistrati di aver intrapreso, già da un po’ di tempo, una relazione con la moglie della vittima. Relazione di cui probabilmente Romano aveva saputo, anche perché aveva notato Valentini aggirarsi, il giorno dell’omicidio, nei pressi della sua abitazione. Nel pomeriggio Roberto Romano si sarebbe recato a casa del suo rivale invitandolo a casa per un chiarimento. “Non doveva succedere – affermò il 27enne –, è stata una tragedia”.