Cronaca

Presunto giro d'usura, dissequestrati i titoli dell'imprenditore Giancane

Il sostituto procuratore ha accolto l'istanza del legale dell'indagato. L'uomo era stato arrestato una prima volta alla fine dello scorso ottobre, si trova ora in libertà. Si parla di operazioni usurarie per un valore di circa 150mila euro

LECCE – Sono stati quasi tutti dissequestrati i titoli di credito dell’imprenditore di Monteroni Domenico Giancane, coinvolto in un’inchiesta su un presunto giro di usura. Il sostituto procuratore Alessio Coccioli ha accolto l’istanza del legale dell’indagato, l’avvocato Massimo Bellini.

Giancane era stato arrestato una prima volta alla fine dello scorso ottobre, si trova ora in libertà. Gli sviluppi nelle indagini avevano poi portato i carabinieri della compagnia di Lecce a raccogliere nuove prove e riscontri, testimonianze e acquisire dichiarazioni da altre vittime che dopo essersi fatte coraggio decidevano di collaborare. Per questo nei confronti dell’imprenditore, già in carcere, era stata emessa una nuova ordinanza di custodia cautelare dal gip Ines Casciaro, su richiesta del pm  Alesso Coccioli. Il Tribunale del Riesame, aveva prima concesso a Giancane gli arresti domiciliari, poi l’imprenditore era tornato libero.

Le accuse contestate all’imprenditore edile sono di usura pluriaggravata continuata ed esercizio abusivo di attività finanziaria con un’intensa attività usuraria, in particolare nei confronti di un altro imprenditore edile monteronese. L’uomo ha presentato una denuncia dettagliata: i tassi di interesse a fronte di un prestito che aveva permesso all’uomo di portare avanti la sua azienda avrebbero toccato il 120 per cento annuo. In un momento di grande difficoltà la vittima avrebbe ceduto alle lusinghe di Giancane che si era offerto di aiutarlo “amichevolmente” sostituendosi, di fatto, alle banche.

Complessivamente si parla di operazioni usurarie per un valore di circa 150mila euro pagati dalla vittima che pur avendo ripianato il debito continuava a ricevere richieste. Un giro di denaro confermato dalla documentazione, tra assegni e cambiali, che i carabinieri hanno trovato in casa delle vittime, le stesse che Giancane avrebbe contattato per cercare di convincerle a non denunciarlo, inconsapevole del fatto che i suoi telefoni erano sotto controllo. 


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