Minacce all'imprenditore e detenzione di armi ed esplosivo, in manette
Per Marco Barba, 43enne, si sono riaperte le porte del carcere a conclusione di un'indagine condotta dai carabinieri
LECCE – Torna in carcere Marco Barba, arrestato nella notte dai carabinieri della compagnia di Gallipoli, guidata dal tenente Francesco Battaglia. Nei confronti del 43enne originario di Gallipoli è stata eseguita un’ordinanza di custodia cautelare per una serie di reati, tra cui il grave atto intimidatorio che ha visto protagonista l’ex consigliere provinciale Sandro Quintana. La misura è stata emessa dal gip Simona Panzera su richiesta del sostituto procuratore della Dda Alessio Coccioli.
A dare avvio alle indagini della Procura della Repubblica di Lecce era stata la denuncia presentata ai carabinieri dall’imprenditore e politico gallipolino. Il 9 settembre scorso presso il ristorante di famiglia di lungomare Marconi erano stati consegnati direttamente nelle mani di Quintana due proiettili avvolti in una busta di cellophane e in un tovagliolo di carta, mentre il giovane imprenditore era a pranzo con alcuni suoi familiari. Il plico era corredato da una lettera di minacce, con la firma M.B.
Quintana e altri dipendenti dell’esercizio commerciale, nel periodo compreso tra agosto e settembre 2016, sono stati vittime di continue e reiterate minacce divenute, con il passare del tempo, veri e propri atti persecutori, tanto da far ipotizzare il delitto di “stalking”, provocando un perdurante e grave stato di ansia, prostrazione e di timore per la propria incolumità con una contestuale costrizione a modificare le proprie abitudini di vita: sintomatica è la reazione dei denuncianti i quali, dinanzi l’ennesima aggressione verbale, rinunciavano ad entrare in un locale. Alla base vi sarebbe l’incapacità delle vittime di consentire, nel corso di più serate di fine estate, l’ingresso gratis dell’odierno indagato nelle principali e più note discoteche gallipoline, mediante le proprie conoscenze con i gestori dei locali notturni. Gli atti vessatori vanno dalle minacce verbali, dirette o telefoniche, oppure con sistemi tradizionali, una lettera manoscritta del Barba, o più moderni come le intimidazioni avvenute attraverso “Facebook”. Non sono mancati poi numerosi episodi in cui “Tannatu” non solo ha mostrato alle parti offese una pistola da lui portata liberamente per le strade cittadine.
Il 14 ottobre scorso la coppia, con la figlia 20enne, era finita ai domiciliari dopo un rocambolesco inseguimento in auto, per detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti. Seppur ai domiciliari, avrebbe incendiato un’autovettura parcheggiata nei pressi della propria abitazione. Il 43enne è finito in carcere con le di stalking, tentata estorsione, detenzione di armi e munizioni comuni da sparo e materiale esplodente, e danneggiamento seguito da incendio.