Cronaca

Undici ore a raccogliere pomodori, denunce e sanzione da 18mila euro

Nuovi controlli della task forse anti-caporalato dei carabinieri. A Lequile datore di lavoro e reclutatore nei guai. Mancavano anche i dispositivi di sicurezza

LEQUILE – Pagati a cottimo per lavorare fino a undici ore al giorno, senza protezioni e senza nemmeno il conforto di una visita medica. Se l’odioso fenomeno del caporalato resta difficile da stroncare, di certo, quest’anno i carabinieri stanno rastrellando come non mai le campagne salentine, grazie alla costituzione di una specifica task force istituita dal comando provinciale e formata da personale del nucleo investigativo, delle varie stazioni disseminate sul territorio e con il supporto del nucleo ispettorato del lavoro.

E se il caporalato, nel Salento, a livello d’immaginario collettivo, viene spesso ricollegato in modo specifico al territorio di Nardò e alla raccolta delle angurie, il triste mito va sfatato. Il problema è, di certo, più diffuso e lo dimostra quanto riscontrato nel corso dell’ultimo controllo, che si è svolto nelle campagne attorno a Lequile e che ha riguardato la raccolta dei pomodori.  

Video | Le riprese dei carabinieri 

La task force s’è concentrata, infatti, in località “Monte”. E, con il supporto questa volta dei carabinieri della stazione  di San Pietro (e, per l’occasione, anche del gruppo tutela del lavoro di Napoli e dei funzionari dell’ispettorato territoriale del lavoro di Lecce), è intervenuta in un terreno agricolo. Dopo un primo momento di osservazione per raccogliere indicazioni utili, il controllo vero e proprio, che ha riguardato una ventina di lavoratori, tutti stranieri, tramite i quali è stata ricostruita l’intera filiera. Fino a denunciare a piede libero per intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro G.M., 81enne di Porto Cesareo (locatario del terreno e datore di lavoro) e un siriano residente ad Andria, Y.K.B., 37enne, ritenuto reclutatore e coordinatore dei lavoratori sul posto.

Stando agli accertamenti, dal 21 luglio al 2 agosto, l’anziano avrebbe assunto e impiegato tre lavoratori extracomunitari (due ghanesi e un senegalese) per la raccolta pomodori, violando una serie di norme. Ovvero, quella sull’orario di lavoro, visto l’impiego tra le dieci e le undici ore al giorno, quella sulla retribuzione, difforme rispetto ai contratti collettivi (cioè, a cottimo, circa 1 euro a cassetta piccola e 4 a cassone, tecnicamente chiamato bins, e dando acconti in anticipo in contanti, cosa vietata dalla legge) e quella sulla sicurezza del lavoro e dei lavoratori (nessuna formazione, nessuna visita medica, niente dispositivi di protezione individuale come guanti, copricapo per il sole e scarpe idonee e a norma). Il siriano, invece, come detto, avrebbe avuto un ruolo intermedio, di reclutatore e coordinatore dei lavoratori sul campo. Oltre alla denuncia, sono scattate sanzioni pesanti per la violazione del testo unico sulla salute e sicurezza sul lavoro, fino a 18mila 673 euro.

Fino a oggi la task force anti-caporalato ha proceduto al controllo di ben venticinque aziende agricole e  di circa 200 lavoratori. In due casi, nei giorni scorsi, sono scattati arresti, mentre sei sono stati, finora, i denunciati a piede libero per le varie violazioni penali connesse alla materia del lavoro dello sfruttamento e della sicurezza. Decine le sanzioni, tra penali e amministrative, per oltre 70mila euro.


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