Cronaca

Carcere, lavori del nuovo padiglione: "Senza personale via all'agitazione"

Se nei prossimi giorni non ci sarà incremento di personale nel penitenziario di Lecce - avverte il Sappe - pensiamo ad azioni di protesta eclatanti, sempre nel rispetto delle legge, per mettere con le spalle al muro chi ha contribuito a questo fallimento"

LECCE – Qualche giorni fa avevano incontrato il prefetto di Lecce e oggi avvertono: “Se nei prossimi giorni non ci sarà un incremento di personale nel carcere di Lecce, pensiamo ad azioni di protesta eclatanti, sempre nel rispetto delle legge, per mettere con le spalle al muro chi ha contribuito al fallimento della politica penitenziaria”. Inoltre, richiesta di dimissioni a partire dai vertici penitenziari  che “invece di progettare un carcere a misura d’uomo nel rispetto dei diritti umani, è riuscito solo a collezionare sentenze di condanna per tortura da parte della corte di giustizia europea”.

E’ il “Sappe”, il Sindacato autonomo polizia penitenziara, che in relazione alla costruzione di un nuovo padiglione detentivo di 200 posti, costo circa 11 milioni di euro, si dice preoccupato per  la situazione all’interno del carcere di Lecce, “poiché l’apertura di un nuovo cantiere con mezzi ed operai al lavoro vicino alle sezioni detentive – si legge in una nota - costringerà ad un impegno  ancora più stressante  la polizia penitenziaria in grossa carenza di organico”.

E proprio al prefetto di Lecce si rivolgono, con una richiesta esplicita: “Ormai l’amministrazione penitenziaria per portare avanti i suoi progetti e mascherare i propri fallimenti, se ne frega della sicurezza sia delle carceri che del personale di polizia penitenziaria: proprio per questo riteniamo necessario una dura e ferma presa di posizione del prefetto di Lecce”.

Il timore del sindacato è che “la costruzione della nuova sezione detentiva farà diventare, per quasi due anni, il carcere un cantiere con mezzi e operai che si spostano all’interno del muro cinta, costringendo così ad incrementare il numero di poliziotti penitenziari per garantire la sicurezza del cantiere e per evitare tentativi di evasione”.

Stando sempre a quanto afferma il Sappe è proprio “l’indifferenza dei vertici regionali dell’amministrazione penitenziaria” a preoccupare il sindacato, poiché teme che le ripercussioni negative provenienti dal carcere, possano interessare la sicurezza dei cittadini. “A partire dall’uscita continua di centinaia di detenuti, anche pericolosi, presso le varie strutture sanitarie del circondario, per patologie che potrebbero e dovrebbero essere curate in carcere, come per esempio una ecografia.  La Asl non capisce che lo spostamento dei detenuti prevede impiego di risorse e mezzi che spesso non ci sono, nonché pericoli vari ed è proprio per questo che bisognerebbe incentivare al massimo l’ingresso di specialisti presso il carcere”.

“Inoltre questo turismo carcerario – continua la nota - manda in tilt le varie attività del locale nucleo traduzioni e piantonamenti che, in talune occasioni, è costretto ad operare in emergenza e sotto organico, con scorte ridotte al minimo. In alcuni casi viene sguarnito il carcere per far fronte alle emergenze determinate da ricoveri urgenti”.


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