Cronaca

Adolescenti protagonisti dei recenti fatti di cronaca. Il confronto con una psicologa

Nel giro di una sola settimana sulle pagine delle cronache locali sono finiti nove ragazzini fra i 14 e i 18 anni. Abbiamo ascoltato il parere di una psicoterapeuta, esperta in sostegno a genitorialità e minori

La Procura dei minori di Lecce.

LECCE  -  Tre sedicenni accusati di aver danneggiato l’edificio scolastico in fase di ristrutturazione, mandandone in frantumi i vetri. Altri quattro adolescenti, tutti di età compresa fra i 14 e i 17 anni, indagati per aver imbrattato muri e monumenti della città con delle bombolette spray. Due loro coetanei fermati nelle scorse ore, perché ritenuti responsabili del lancio di una molotov contro la caserma dei carabinieri, inquietante gesto contro un presidio di legalità peraltro a pochi giorni da un blitz dell'Arma contro la Sacra corona unita.

Sono i fatti di cronaca registrati nell’arco di una sola settimana nel Salento, rispettivamente a Taurisano, Lecce e Neviano. Le denunce per atti vandalici e danneggiamento da parte di giovanissimi non rappresentano una novità per le scrivanie della Procura dei minori. Tuttavia la concentrazione di episodi che hanno visto i giovanissimi rendersi protagonisti delle recenti bravate richiede, quanto meno, una doverosa riflessione collettiva.

Ne abbiamo pertanto parlato con la psicologa Chiara Galiotta, laureata presso l’Università degli studi di Parma e specializzata in psicoterapia presso il centro milanese di terapia della famiglia. Collabora con diverse realtà del territorio come supporto della genitorialità e dei minori.

Dottoressa Galiotta, abbiamo assistito nel giro di pochi giorni a diverse vicende di cronaca, che hanno visto i ragazzini come i presunti protagonisti. È azzardato parlare di disagio minorile in crescita?

“Rispetto agli episodi di cronaca verificatisi credo che sia di fondamentale importanza sottolineare che non è utile effettuare una valutazione generica, poiché la storia personale e relazionale di ogni individuo lo crea e lo struttura nella propria personalità e, di conseguenza, nei propri agiti.  Poi, senza dubbio, nel corso degli anni stiamo assistendo ad un aumento significativo delle difficoltà da parte dei minori, ciò non vuol dire che prima di questo tempo i ragazzi non abbiano avuto delle difficoltà, tipiche dell’adolescenza. Ma le condizioni sociali, economiche ed educative - se vogliamo dare un tempo - degli ultimi due decenni, hanno evidenziato in maniera crescente importanti difficoltà. Questo, a mio avviso, non giustifica e non motiva appieno gli episodi degli ultimi giorni”.

In tanti puntano il dito sugli effetti “collaterali” della pandemia: dalla didattica a distanza, passando per l’isolamento sociale fino allo scardinamento di abitudini-certezze. Quanto hanno inciso queste variabili?

“I comportamenti riferiti (come il lancio della molotov e il resto) a mio avviso, non sono effetti collaterali della pandemia e del Covid. Ma di dinamiche relazionali e sociali completamente differenti. Però approfitto della domanda per una riflessione importante rispetto agli effetti della pandemia e per mettere in evidenza che oggi si registrano numerose difficoltà dei minori, soprattutto adolescenti, a seguito di questi due anni di pandemia, di natura differente. Ogni professionista che opera nel campo della psicologia ha avuto modo di rilevarlo ed oggi, più che mai, i nostri studi sono pieni soprattutto di adolescenti e giovanissimi uomini e giovanissime donne che, con l’aiuto di professionisti e professioniste del settore, stanno cercando di superare le difficoltà. Mi rattrista pensare che tale possibilità è data solo a una piccola fetta della popolazione che può permettersi un percorso di psicoterapia privato, poiché nel pubblico la disponibilità è molto poca e, ancor di più, mi amareggia osservare il disinteresse delle istituzioni”.

Come può definirsi il contesto salentino in tal senso? Lei ritiene che ci sia un’adeguata attenzione circa la fascia d’età adolescenziale?

“A mio avviso il contesto salentino, come quello di tutto il sud Italia ma anche nazionale, è vittima di quanto sopra descritto. Vi è una superficialità nell’affrontare il tema del benessere psicologico in generale ed in particolare dei minori. Sono spesso le varie realtà territoriali, sovente l’associazionismo, a sopperire alle mancanze “istituzionali”. Oppure sono i dirigenti scolastici e i docenti con grandi difficoltà, e talvolta sprovvisti di risorse sia economiche che professionali, a dover sopperire e far fronte a questa “emergenza” generazionale. A mio avviso si dovrebbe fare molto di più per gli adolescenti , le loro famiglie e per tutti i professionisti che costellano questo mondo”.

Si parla della necessità di ascolto da parte dei genitori, spesso additati ingiustamente. Ma quei genitori di oggi sono gli stessi svigoriti dai ritmi lavorativi poco conciliabili col sostegno ai propri figli…

 “Senza dubbio i genitori di oggi non sono i genitori di un tempo, questo non vuol dire che abbiano meno valore. Sono semplicemente diversi, per esigenze che oggi esistono e che un tempo non c’erano. Essere genitori oggi è molto complesso, esistono tante variabili, di vario ordine e genere: penso, ad esempio, alle diverse forme che oggi le famiglie possono avere, alla presenza massiccia di dispositivi informatici che un tempo non esistevano, o comunque presenti in maniera limitata, e tante altre, con le quali quotidianamente bisogna fare i conti. Anche in questo caso credo che non sia funzionale generalizzare, non serve a nulla ed è controproducente, ma è utile comprendere le differenze sostanziali nell’esercizio odierno della genitorialità”.

Qual è la “medicina” allora, ammesso che ne esista una?

“Non esiste una medicina, i ragazzi e le ragazze hanno bisogno di essere ascoltati e accolti nelle proprie difficoltà e nelle proprie diversità. Guidati. Accettati per ciò che sono e che vogliono essere. È un compito difficile e complesso ma è ciò che spetta alle figure a cui in ragazzi possono fare riferimento: genitori, famiglia, professionisti, comunità e istituzioni”.


Si parla di