Cronaca

Carico di droga in Toscana: condanna per My, uno dei killer di Renata Fonte

Marcello My, 59enne di Nardò, condannato a cinque anni e quattro mesi di reclusione con l'accusa di detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti. Nel maggio scorso è stato fermato in provincia di Pistoia con un carico di sostanze. In un deposito, poi, trovata mezza tonnellata di cannabis indica

PISTOIA - Il gup del Trbunale di Pistoia ha condannato in primo grado Marcello My, 59enne di Nardò, a cinque anni e quattro mesi di reclusione con l'accusa di detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti. La sentenza è stata emessa giovedì scorso. My è stato giudicato con il rito abbreviato.

L'uomo, in Toscana ci era arrivato da detenuto per omicidio. E' considerato, infatti, uno degli autori materiali dell’assassinio di Renata Fonte, avvenuto a Nardò nel 1984. Tornato uomo libero, a distanza di anni, è stato arrestato nuovamente nel maggio scorso, ma questa volta per problemi legati agli stupecenti.

Ad arrestarlo i carabinieri della compagnia di Empoli, dopo averlo seguito mentre trasportava piante di marijuana – tante da stipare tutto il furgone - da un capannone da Fucecchio (in provincia di Firenze) adibito a laboratorio in uno di Lerciano (in provincia di Pistoia) che fungeva da deposito. Già il quantitativo trovato nel mezzo commerciale è parso subito significativo.

Ma proprio nelle due strutture, di proprietà di un 62enne di Fucecchio, custodite da una 24enne cinese, che i militari hanno rinvenuto mezza tonnellata di cannabis indica, che sul mercato avrebbe prodotto almeno 2 milioni di euro, secondo una stima molto prudente. Nel laboratorio fiorentino, allestito di tutto punto, nulla era stato lasciato al caso e dall’esterno era impossibile capire cosa in realtà si facesse all’interno. 

My, come detto, nelle cronache ci passò molti anni addietro per uno dei più efferati e controversi delitti della storia salentina, e non solo. Ritenuto uno degli autori materiali del delitto di Renata Fonte, all'epoca assessore, si è sempre sostenuto il teorema che fosse stata assassinata perché con la sua attività stava contrastando speculazioni edilizie nell'area di Porto Selvaggio.  


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