Cronaca

Estorsione da 110mila euro a due clienti: un avvocato finisce al banco degli imputati

Si discuterà il 12 maggio davanti al giudice Maritati, il processo col rito abbreviato nei riguardi di un civilista 70enne di Galatina. Parti civili saranno due soci di un’agenzia immobiliare di Lecce

GALATINA - Si aprirà il 12 maggio il processo nei riguardi di un avvocato civilista, C.L 70enne di Galatina, accusato di estorsione ai danni di due clienti, e si discuterà con il rito abbreviato.

Lo ha deciso questa mattina il giudice Alcide Maritati che, al termine dell’udienza preliminare, ha accolto l’istanza avanzata dagli avvocati difensori dell’imputato, Francesco Galluccio Mezio e Donato Mellone, di procedere col rito speciale.

Insomma, è questo l’ultimo passaggio di un procedimento che rischiava di essere archiviato.

Fu il gip Giovanni Gallo a tenerlo in vita, respingendo la richiesta di archiviazione avanzata dalla procura e alla quale si erano opposte le presunte vittime, due fratelli, soci di un’agenzia immobiliare di Lecce.

Questi, in mattinata, si sono costituiti parte civile con l’avvocato Pantaleo Cannoletta: sostengono che, il 2 agosto del 2018, il professionista li avrebbe minacciati di impedire la conclusione dell’operazione di vendita di un compendio immobiliare, per loro necessaria a estinguere il mutuo contratto con la banca, se non gli avessero corrisposto la somma di 100mila euro, in seguito diventata di 110mila euro.

Per la difesa, la somma fu pretesa, senza alcuna intimidazione, a titolo di onorario, e dello stesso avviso fu anche il sostituto procuratore Giovanni Gallone (nel frattempo transitato al Tar di Lecce) che, al termine delle indagini, ritenne non vi fossero elementi sufficienti a sostenere l’accusa in giudizio.

Ma per il giudice Gallo, ad accreditare il racconto delle persone offese fu proprio quella cifra così elevata, tanto da imporre al pubblico ministero di formulare (entro dieci giorni) la richiesta di rinvio a giudizio.

Insomma, il gip nell’ordinanza non escluse la possibilità che i fratelli, su pressione del legale, avrebbero accettato una serie di condizioni (la consegna dei dieci titoli cambiari dal valore di 11mila euro ciascuno, il primo dei quali già riscosso, la cessione delle quote societarie e la rinuncia dei crediti vantati nei confronti dell’azienda), per assicurarsi la conclusione della vendita, per questi necessaria, avendo prestato per il mutuo contratto con la banca una garanzia di 437mila e 500 euro a testa.

Ora non resta che attendere quale sia la verità nel processo.


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