Cronaca

Dimesso, morì di peritonite prima di essere operato. Due medici a processo

Due medici dell'ospedale di Copertino saranno processati il prossimo 14 novembre davanti al giudice monocratico del tribunale di Nardò per la morte di un 73enne di Porto Cesareo. Tornò a casa con una diagnosi di ernia inguinale

LECCE – Si aprirà il prossimo 14 novembre, presso il tribunale monocratico di Nardò, il processo per omicidio colposo a carico di due medici in servizio, all'epoca dei fatti, nell’ospedale di Copertino, Arturo Cavaliere, 35enne, di Lecce, e Mario Sciuto, 58enne di Lequile. In principio erano tre i medici indagati, ma una posizione è stata archiviata. Il giudice per le udienze preliminari del tribunale di Lecce, Carlo Cazzella, ha rinviato a giudizio i due professionisti, per un caso che vede al centro la morte di un 73enne di Porto Cesareo, Cosimo Melechì, avvenuta il 14 febbraio del 2011.

Il fascicolo è in mano al pubblico ministero Carmen Ruggiero, che aveva disposto, il 15 luglio 2011, la riesumazione del cadavere l'autopsia, eseguita dal medico legale Ermenegildo Colosimo e svolta alla presenza di consulenti della difesa. L'esame autoptico avrebbe evidenziato presunte negligenze del personale sanitario.

L’indagine è nata dopo una denuncia presentata dai congiunti di Melechì. Moglie e figlia, nel loro esposto, hanno raccontato di una serie di vicissitudini e per il pm s’è ravvisata una possibile negligenza.

Le due congiunte, dunque, condussero l’anziano al pronto soccorso copertinese, in preda a forti dolori all’addome. Ci fu una prima visita, seguita da una consulenza specialistica: la diagnosi, ernia inguinale. Il paziente fu quindi rimandato a casa, nell’attesa di fissare una data per un intervento, ma, dopo una notte passata tra febbre e dolori lancinanti, la mattina dopo Melechì si ripresentò in ospedale, questa volta condotto da un’ambulanza del 118, chiamata dai famigliari.

Giunto per la seconda volta di fila presso il pronto soccorso di Copertino, la diagnosi si rivelò drammatica: “peritonite conclamata da perforazione intestinale e shock settico irreversibile”. Ricoverato nel reparto di chirurgia, si decise d’intervenire d’urgenza, ma in sala operatoria, l’anziano, non arrivò mai. Morì prima che l’operazione potesse avere inizio. La famiglia, difesa dagli avvocati Carlo Sariconi e Cosimo Memmo. I medici sono assititi dagli avvocati Luigi Covella e Vito Epifani.


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