Cronaca

Detenuto morto suicida in cella, l'autopsia conferma la morte per impiccagione

L'autopsia ha sciolto i dubbi relativi alla morte di Antonio Giustino, il detenuto campano di 52 anni morto suicida domenica pomeriggio nel carcere di Borgo San Nicola. L'uomo è morto per impiccagione

 

LECCE – L’autopsia ha sciolto i dubbi relativi alla morte di Antonio Giustino, il detenuto campano 52enne morto suicida domenica pomeriggio nel carcere di Borgo San Nicola, alla periferia del capoluogo salentino. L’esame autoptico è stato disposto dal magistrato di turno, il sostituto procuratore della Repubblica di Lecce, Carmen Ruggiero, che ha aperto un fascicolo contro ignoti per istigazione al suicidio. I primi riscontri dell’autopsia eseguita dal medico legale Roberto Vaglio e del collega Ermenegildo Colosimo, hanno escluso la presenza sul corpo di segni di violenza o di altre cause che potrebbero aver causato il decesso, stabilendo che il 52enne è morto per soffocamento a seguito di impiccagione.

Sono stati gli agenti di polizia penitenziaria a rinvenire il corpo senza vita di Giustino nella sua cella. L’uomo, con ogni probabilità, si è tolto la vita poco dopo le 14, durante la cosiddetta “ora d’aria”. Il 52enne originario di Casoria ha atteso che i suoi compagni di cella raggiungessero il cortile per barricarsi all’interno della stessa e impiccarsi con un lenzuolo annodato alla finestra. Gli agenti hanno subito lanciato l’allarme, allertando il personale medico dell’istituto penitenziario e i sanitari del 118. Per il detenuto, però, non c’era più nulla fare. I medici non hanno potuto far altro che costatare il decesso. Antonio Giustino era stato condannato, com pena definitiva, per concorso in omicidio pluriaggravato.

Si tratta dell’ennesimo suicidio avvenuto nel carcere di Borgo San Nicola. Una morte che riporta all’attenzione delle cronache le criticità dell’istituto di pena alle porte di Lecce, alle prese con il sovraffollamento dei detenuti e un’ormai cronica carenza di personale. Sono in costante aumento, infatti, i casi di aggressioni ai danni di agenti e i tentativi di suicidi bloccati in extremis. Nei giorni scorsi, inoltre, i detenuti hanno attuato per quattro giorni lo sciopero della fame (rinunciando al vitto) per protestare contro le condizioni disumane in cui si trovano reclusi e chiedere l’applicazione dell’indulto.


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