Cronaca

Clan Coluccia, due arresti. Fra le accuse anche gare di calcio alterate

Nei guai sono finiti Luciano e Pasquale Coluccia, di Noha, rispettivamente padre e figlio. Le ordinanze del gip eseguite dalla squadra mobile di Lecce. Tracciato il nuovo volto dello storico gruppo locale

Una foto della conferenza. Al centro il questore Leopoldo Laricchia.

LECCE – Un controllo del territorio pressoché totale, dalle controversie private al recupero crediti (con una cessione del 50 per cento dell’importo), dal ritrovamento dei beni rubati agli incendi e le intimidazioni, fino alla gestione della locale squadra di calcio, perché a Galatina e dintorni tutti sapevano che a comandare eranoloro: i Coluccia, nome storico della criminalità organizzata salentina. Una sorta di welfare parallelo, come lo ha definito il vice questore Antonio Miglietta, responsabile della sezione criminalità organizzata della Squadra mobile di Lecce, che ha coordinato le indagini che hanno portato all’arresto di Luciano e Danilo Pasquale Coluccia, rispettivamente di 69 anni e 38 anni, di Noha, frazione di Galatina. Rispondono di associazione a delinquere di stampo mafioso (contestata solo al 38enne, nome emergente della criminalità locale), estorsione e reati connessi alla frode sportiva. Le ordinanze di custodia cautelare sono state emesse dal gip Giovanni Gallo su richiesta del procuratore aggiunto Guglielmo Cataldi.

Così è nata l'attività d'indagine

L’attività investigativa, nata nel 2015 sulla base di una documentata attività del gruppo (confermata da alcuni collaboratori di giustizia) ha evidenziato "il riconoscimento della capacità criminale del clan a imporsi sul territorio grazie alla forza d’intimidazione del vincolo associativo e della condizione di sottomissione che ne deriva" e la capacità di indirizzare i propri interessi verso settori apparentemente leciti e sostanzialmente estranei all'ambito operativo fino ad oggi noto: servizi cimiteriali, pur regolarmente affidati a una ditta ma che di fatto sarebbero stati gestiti dal 69enne (fino a due anni fa custode del cimitero di Galatina), attività commerciali come pescherie annesse a supermercati nel territorio provinciale, l'aggiudicazione di appalti pubblici, l'apertura di agenzie legate alla fornitura di gas ed energia elettrica.

Alterati alcuni risultati sportivi

I due, incensurati, sono accusati di essere legati all’omonimo clan storico locale e, fra l’altro, di aver alterato i risultati di alcune partite della squadra di calcio Pro Italia Galatina nella stagione 2015/2016 di Promozione. Quell’anno, la formazione di cui Luciano Coluccia era di fatto presidente (agendo dietro un prestanome), riuscì a salire in Eccellenza. Arrivata seconda, vinse poi nella finale dei play off. Pur di ottenere la promozione, conquistando così prestigio e consenso sociale, gli arrestati non avrebbero esitato a corrompere e minacciare dirigenti e giocatori, condizionando i risultati di alcune partite, in particolare con le formazioni di Maglie e Galatone. Sette gli indagati per frode sportiva, in una vicenda di cui ora si occuperà anche la giustizia dello sport.

Un gruppo che dirimeva pure controversie

Dal quadro delle indagini sarebbe emerso il profilo del gruppo come quello di un organo giurisidizionale, chiamato cioè a dirimere controversie, all'assunzione di lavoratori da parte di aziende con sede nel comprensorio di Galatina, alla restituzione di beni sottratti durante furti da parte di delinquenti comuni. Intorno alla squadra di calcio, inoltre, si sarebbe sviluppata una "costante e pressante" richiesta di contributi economici a commercianti e imprenditori a titolo di sponsorizzazione.

Il questore: "Il calcio, un modo per acquisire benevolenza" 

Un giro di decine di migliaia di euro, ed è emblematico il fatto che a gestire il conto corrente della società fossero proprio padre e figlio. Il club, inoltre, ha accumulato con il Comune un debito di 33mila euro per il canone di locazione dello stadio. La nuova amministrazione ha poi preteso il versamento della somma, arrivando a chiudere e vietare l’uso dell’impianto nel settembre scorso. Un’iniziativa che ha rischiato di suscitare la reazione dei Coluccia, minacciando ritorsioni e attentati nei confronti del Comune, poi abbandonate per evitare di catalizzare l’attenzione della Procura e delle forze dell’ordine.

Tracciato il nuovo volto dello storico clan 

L’operazione, denominata “Off side”, traccia in maniera significativa il nuovo volto di uno dei clan storici della Scu, capace di imporre il controllo del territorio in maniera radicale, senza dover necessariamente ricorrere alla violenza. Un sistema di condizionamento e assoggettamento tipico della modalità mafiose, basato su quel pericolosissimo consenso sociale più volte ventilato dall’ex procuratore Cataldo Motta negli ultimi anni. Ottenere, proprio attraverso la squadra di calcio, un riconoscimento e un consenso, perché il calcio ha una particolare attenzione da parte dei cittadini, creando una saldatura tra la gente comune e la criminalità organizzata, andando incontro alle esigenze della gente, procurando dei posti di lavoro e fornendo piccoli favori.


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