Cronaca

Caso Renda: polemica sul pagamento delle cauzioni

Morte del bancario leccese: il Comune di Playa del Carmen nega ogni soccorso agli imputati, fra cui il commissario di pubblica sicurezza scarcerato. Ancora al vaglio la posizione di due poliziotti

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E' polemica in Messico. Pedro May Balam, commissario di pubblica sicurezza, nelle scorse settimane era stato posto agli arresti in merito al caso che vede al centro la morte del bancario leccese Simone Renda, avvenuto lo scorso 3 marzo. Ma poche ore dopo essere stato ammanettato, il funzionario pubblico riuscì a riscattare la libertà attraverso il versamento di una sostanziosa cauzione.

Alcuni giornali messicani, come "Por Esto", si sono posti la domanda su come abbia fatto il commissario di pubblica sicurezza a trovare i fondi per pagare. E nei giorni scorsi, sentendosi chiamato in causa, il Comune di Playa del Carmen ha negato ogni appoggio economico alle persone coinvolte, per voce del segretario generale della Giunta, Filiberto Martínez Méndez. Il fatto si apprende su un altro giornale, ed esattamente sull'edizione telematica del quotidiano "Novedades de Quintana Roo" del primo maggio.

Del caso, come si ricorderà, sono indagati per negligenza nello svolgimento delle proprie funzioni, abuso di potere e omicidio colposo il giudice qualificatore Hermila Balero ed il commissario di sicurezza pubblica Pedro May Balam. Quest'ultimo, attraverso il versamento di una cauzione di 85mila pesos (circa 5.700 euro) è riuscito ad evitare il carcere. E tutto questo, mentre è ancora al vaglio degli inquirenti la posizione di due agenti di polizia che erano di guardia quel tragico giorno. In ogni caso, Martinèz ha garantito che tutti i costi dovranno essere a spese degli imputati e che i soldi non provengono dal Municipio. "Sappiamo che i familiari hanno assunto un avvocato, il quale già è al lavoro, dato che ha contattato il rappresentante del consolato italiano a Playa del Carmen, Andrea Sabbia", ha dichiarato alla stampa messicana.

Andrea Sabbia, dal canto suo, ha sostenuto che è responsabilità del consolato proteggere gli interessi dei proprio compatrioti e che le autorità messicane devono chiarire le cause della morte di Simone Renda e fin dove arrivano le responsabilità dei funzionari pubblici coinvolti. Perciò, fino alla fine delle indagini, non smetterà di prestare il suo aiuto ai familiari del defunto, che non sarà né economico, né legale, in quanto non consentito alle ambasciate.

"Noi consigliamo unicamente di contattare un avvocato", ha detto, spiegando inoltre a Novedades di sapere che vi è stata la scarcerazione su cauzione di Balam e "di essere a conoscenza del fatto che vi sono vari mandati d'arresto, ma fino ad ora nessuno detenuto". Il caso di Simone Renda è ormai noto: il 3 marzo scorso il bancario leccese è stato stroncato a soli 34 anni da un infarto al miocardio, mentre era detenuto in una cella della Direzione generale di pubblica sicurezza di Playa del Carmen, oltretutto a causa di un malore scambiato assurdamente per uno stato di alterazione psichica dovuto a droghe mai trovate nel sangue e alcool mai ingerito. Fatto constatato da ben due autopsie, una in Messico, l'altra effettuata a Lecce dal medico legale Alberto Tortorella, quando la salma giunse a Lecce.