Xylella, in attesa del nuovo piano, i vivaisti salentini restano in ginocchio
Se per intervento del Tar del Lazio le misure più draconiane contro la diffusione del batterio sono state sospese, sono in vigore da lunedì scorso quelle che riguardano la movimentazione di ben 188 specie. E decine di aziende sono già al collasso
LECCE – Una catastrofe, con un crollo immediato e verticale del fatturato. La situazione dei vivaisti salentini, circa 150, è disperata: se da una parte l’obbligo di eliminazione delle piante considerate potenzialmente ospiti, compresa la vite, è stato sospeso dall’intervento del Tar del Lazio, dall’altra è già effettivo per le altre regioni italiane e i paesi terzi dell’Unione il divieto di importazione per ben 188 specie.
Il che significa l’azzeramento dei fatturati e il pericolo, già attuale, di chiusura oltre che di licenziamenti, considerando che in media ci sono tre addetti per azienda. Perché agli impegni bisogna fare fronte mentre non si ha nemmeno un’idea di quali possano essere le misure di ristoro economico messe a punto per dare respiro agli operatori del settore, alcuni dei quali hanno fatto anche investimenti importanti su varietà particolari che sono adesso invendibili.
E’ una vicenda estremamente seria, questa, che almeno in un primo momento è stata piuttosto marginale rispetto a quella dei produttori olivicoli: del resto la mobilitazione contro gli abbattimenti degli ulivi nelle campagne del Salento ha un valore anche simbolico per tutto il territorio. Eppure sono state le ragioni documentate dai vivaisti, assistiti dall'avvocato Gianluigi Manelli, le prime a indurre i giudici amministrativi del Lazio a "congelare" le indicazioni più drastiche del piano per arginare la diffusione del batterio.
“Ho parlato con diversi imprenditori del settore vivaistico – prosegue l’esponente del centrodestra -, per i quali proprio il blocco delle movimentazioni delle piante a rischio, corrispondente a oltre l’80 per cento dei prodotti presenti nei vivai, rappresenta il colpo decisivo alle proprie attività. Di fatto, non possono far altro che consegnare le chiavi delle aziende e chiudere. Paradossalmente, non direttamente vittime della Xylella, ma di una gestione dell’emergenza incomprensibile e oltremodo punitiva”.