Attentato al negozio "Sogni", due le condanne inflitte in primo grado
Il verdetto a distanza di oltre quattro anni dall'inizio del processo. Il 2 agosto del 2011 l'attività commerciale andò distrutta, con danni anche all'edificio. Un 32enne perse la vita
LECCE – A distanza di oltre quattro anni dall’inizio del processo dinanzi al giudice monocratico della prima sezione penale del Tribunale di Lecce, sono arrivate le condanne per due dei tre imputati coinvolti nell'ambito dell'inchiesta sull'attentato che, nella notte tra l'uno e il 2 agosto 2011, distrusse il negozio “Sogni”, in pieno centro a Lecce, danneggiando lo stabile e alcuni esercizi commerciali adiacenti.
In quella terribile esplosione, che squarciò il silenzio della placida notte del capoluogo salentino, morì Michele De Matteis, 32enne leccese, l'uomo che secondo l'accusa era stato ingaggiato per compiere l'attentato ma che nello scoppio perse la vita. Condanna a 5 anni e cinque mesi (a fronte di una richiesta di 4 anni e quattro mesi invocata dal pubblico ministero Guglielmo Cataldi) per Gianpiero Schipa, 49enne di Lecce (già proprietario dell'esercizio commerciale); e 4 anni e cinque mesi (con una richiesta di 3 anni e dieci mesi) per e il tarantino Gennaro De Angelis, 63enne, di Taranto, titolare del negozio, ma considerato dagli inquirenti un prestanome. Assoluzione, invece, per Maria Speranza Bianco, 40enne di Surbo, ex moglie di Schipa.
Si sono costituiti come parte civile una decina di proprietari coinvolti nell'esplosione (tra cui alcuni studi professionali) e la compagnia assicurativa, avanzando una richiesta di risarcimento danni di alcuni milioni di euro. Le parti civili sono assistite dagli avvocati Cristian Gnoni , Michele Palazzo, Massimo Manfreda, Carlo Sariconi, e Giuseppe Gravili. Nei loro confronti il giudice ha disposto una provvisionale.
Secondo l'ipotesi accusatoria, avrebbero agito per intascare il premio assicurativo. Soldi con cui De Angelis avrebbe dovuto saldare il debito contratto proprio con Schipa. La vicenda, però, avrebbe avuto un epilogo tanto inaspettato quanto tragico. L'accusa nei loro confronti è di frode assicurativa, incendio doloso e morte come conseguenza di altro delitto.
Le indagini si soffermarono anche sui rapporti interpersonali, scoprendo, grazie a vari testimoni, l'esistenza di un rapporto di lavoro che sconfinava nell'amicizia fra il defunto De Matteis e i coniugi Schipa. Aspetto significativo, perché, sarebbe arrivato da qualcuno di loro l'input a mettere a segno l'attentato. Nel corso del processo è stato sentito come teste il collaboratore di giustizia Gioele Greco. Gli imputati sono difesi dagli avvocati Amilcare Tana, Giancarlo Dei Lazzaretti e Cosimo Rampino.