Cronaca

Anno giudiziario Tar, rifiuti, inquinamento, infiltrazioni della criminalità: le spine del Salento

Presentato in mattinata il resoconto sull’andamento della giustizia amministrativa a Lecce. Aumentano i ricorsi, anche quelli in materia di interdittive antimafia

LECCE - Inquinamento della falda acquifera dovuto a scarichi incontrollati di acque reflue di provenienza industriale, traffico illecito e interramento di rifiuti e criminalità organizzata: sono questi alcuni dei principali problemi con i quali deve fare i conti il nostro territorio. Lo ha sostenuto oggi in occasione della cerimonia d’inaugurazione dell’anno giudiziario, il presidente del Tar di Lecce Antonio Pasca.

“L'inquinamento della falda, forse non adeguatamente monitorato, ha determinato e continua a determinare gravissime conseguenze per il Salento, caratterizzato dal punto di vista geo-morfologico da una rilevante presenza di acque carsiche, utilizzate nell'agricoltura, nell'allevamento del bestiame e destinate anche il consumo umano”, ha dichiarato il presidente, spiegando che questa situazione ha ricadute negative anche in riferimento all'esercizio della giurisdizione amministrativa del territorio, come quella di una tendenziale diminuzione della domanda di giustizia, dovuta principalmente ai costi d’accesso elevati soprattutto in alcuni settori delicati per l'economica del paese come quello degli appalti e dei contratti pubblici.  

Riguardo alla criminalità, secondo il numero uno del Tar di Lecce, continua a condizionare la vita politica politico amministrativa, grazie all'infiltrazione nelle pubbliche amministrazioni e nelle attività imprenditoriali: “Come già purtroppo evidenziato in precedenti occasioni l'organizzazione criminale operante nel nostro Salento risulta ormai stabilmente collegata con altri sodalizi, essendosi realizzata fra loro non solo una condizione di compatibilità, ma una interazione nelle attività illecite, atteso che le stesse sono relative a settori differenziati e paralleli. Pertanto anche la presenza di gruppi criminali più o meno organizzati su base etnica, dediti questi ultimi in prevalenza all'attività di spaccio e sfruttamento della prostituzione, risulta non solo compatibile, ma anzi funzionale e servente rispetto alle attività criminali di livello più elevato, che si concentrano nel settore degli appalti pubblici, in particolare nelle materie dei lavori pubblici e della raccolta di smaltimento dei rifiuti, nelle attività finanziarie, nell'attività o urbanistica edilizia” .

Ed è proprio quest'ultima forma di criminalità che, secondo Pasca, paradossalmente determina minore allarme sociale, è quella più insidiosa perché mina le basi stesse dell'economia del territorio.

“Il condizionamento dell'attività politico amministrativa determina il fenomeno che possiamo definire come attività amministrativa collusa e traspare appena dai provvedimenti sottoposti all'esame del giudice amministrativo, risultando sottintesa e velata, e a volte tradita soltanto dal comportamento processuale delle parti”, ha dichiarato il presidente, aggiungendo che un effetto sintomatico tipico del fenomeno si riscontra nella materia degli appalti e dei contratti pubblici, settore in cui si registra a volte anche la costituzione di cartelli tra i soggetti partecipanti alle gare. Non solo. “Le infiltrazioni della criminalità organizzata nel contesto economico del territorio emergono dall’incremento, nel 2019, dei ricorsi contro i provvedimenti d’interdittiva antimafia, oltre che delle numerose vicende di scioglimento di amministrazioni comunali per le quali ricorre la competenza funzionale del Tar Lazio” , ha concluso il presidente.

Aumentano i ricorsi, anche quelli sulle interdittive antimafia

Sono 1705 i ricorsi depositati nel 2019 presso il Tribunale amministrativo di Lecce a dispetto dei 1516 dello scorso anno. Di questa inversione di tendenza ha parlato il presidente Antonio Pasca in occasione della cerimonia per l’inaugurazione dell'anno giudiziario che si è tenuta in mattinata presso il palazzo di via Rubichi, a Lecce. Un altro dato significativo contenuto nella relazione sull’andamento della giustizia amministrativa locale sono stati definiti complessivamente ben 2007 dei quali 1720 con sentenza e 125 con sentenza cosiddetta semplificata, con conseguente ulteriore abbattimento dell'arretrato, se si considera che il 75% di quelli depositati nel 2018 sono stati definiti nel merito nei dodici mesi successivi.

Un notevole incremento del contenzioso si è registrato in materia di accesso ai documenti, più che triplicato rispetto all'anno precedente e di ricorsi contro il silenzio della pubblica amministrazione. In aumento anche i ricorsi che riguardano le interdittive antimafia: da sette complessivi negli anni 2017 e 2018, a 12 nel 2019.

Un lieve ulteriore incremento si è verificato anche in materia di concessioni demaniali marittime in particolare con riferimento alla rimozione stagionale delle strutture amovibili a servizio degli stabilimenti balneari, nonché alle note vicende in tema di proroga delle concessioni. In riferimento al primo profilo, il presidente ha segnalato la recente sentenza Tar (la numero 110 del 2020) che costituisce la prima pronuncia della giurisdizione amministrativa relativa all'interpretazione dell'articolo 1 comma 246 della legge numero 145 del 2018.

Quanto alle impugnazioni, sempre rispetto al 2018, sono diminuite del 30,7 percento quelle contro le sentenze di merito e del 6,3 percento quelle contro i provvedimenti cautelari. In riferimento all’impugnazione di sentenze  di merito, è aumentato il numero di provvedimenti di rigetto dell’appello (del 14,3 percento) rispetto al 2018 e di conseguenza è diminuito il numero di appelli accolti (del 24,2 per cento).

Secondo il presidente, si tratta di dati incoraggianti: “Costituiscono prova che la tempestività della risposta di giustizia può risultare compatibile con la qualità tecnica della decisione”.


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