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Città d’arte e slow, ma impossibile fermarsi: nel centro di Lecce non c'è "ombra" di panchina

Uno dei centri italiani con maggiore presenza turistica. Al contempo uno dei centri con una popolazione piuttosto anziana. Ma dove possono rifiatare coloro che necessitano di sedersi? Eppure basterebbe imitare Bari e le sue fioriere o installare dei cubi nelle zone pedonali come in altre città dell'Italia centrale ed europee

Cittadini seduti accanto all'Anfiteatro Romano.

LECCE – Sulle note della sua “Marcia del camposanto” il cantautore Vinicio Capossela aveva accompagnato un originale, simbolico funerale - oltre quindici anni fa- a Trieste. Sostenuto da intellettuali del calibro di Claudio Magris, Paolo Rumiz e Marco Paolini, il musicista si era scagliato contro la scelta dell’amministrazione comunale giuliana di eliminare le panchine in alcuni punti della città, evitando così che vi potessero stazionare i senzatetto.  A centinaia di chilometri di distanza, con motivazioni decisamente diverse, un’altra amministrazione (questa volta salentina), ha deciso durante i primi giorni della pandemia di apporre i sigilli alle panchine della piazza centrale (poi togliendole del tutto) per scongiurare gli assembramenti di anziani che erano soliti sostare lì, per chiacchierare. Una scelta bizzarra che ha richiamato l’attenzione della stampa nazionale.

Panchine e affini, dalla genesi del mondo, rappresentano l’emblema di socialità. Di riposo e accoglienza del forestiero. Di possibilità, più in generale. Lecce, città d’arte e turistica (mai come quest’anno con il centro già trasformato in una fiumana di visitatori). Ma soprattutto una Lecce che pretende di essere slow, ma è una città senza panchine. Girovagando nel cuore del capoluogo salentino, infatti, non si trova un posto in cui sostare. I cittadini non chiedono di sedere all’ombra, che sarebbe anche auspicabile in una città del sud, ma almeno di potersi sedere, punto. Surrogati di panchine diventano dunque i muretti accanto al Sedile di Piazza Sant’Oronzo, o quelli perimetrali dell’Anfiteatro Romano. Ma non sarebbe ragionevole, piuttosto, prevedere delle sedute di fronte al millenario monumento augusteo per poterlo contemplare (rifiatando)?

Non va meglio nella vicina Piazzetta Castromediano, nei pressi di Porta Rudiae o di Corso Vittorio Emanuele, né nello slargo davanti a Porta San Biagio, oggetto di recente restyling da parte di un’amministrazione comunale che ha a cuore la pedonalizzazione del centro. Ma non basta potersi muovere a piedi, o in bici. Qui occorre anche sedersi. Mettiamo il caso di un anziano sfinito dalla calura (non pensiamo soltanto ai turisti, pensiamo anche agli autoctoni). Dove potrebbe sostare, giardini comunali a parte, se non c'è nè ombra, nè panchina, nè ombra di panchina? Come tutti, sarà costretto a sedere in una delle numerose caffetterie del centro storico. Consumando, ça va sans dire. Pagando necessariamente una bevanda in uno dei locali o, in alternativa, rintracciando i gradini delle chiese o i marciapiedi. Ma l’impossibilità di sedersi, se si pensa, riguarda anche gli stessi abitanti del centro storico: “Se volessi leggere il giornale uscendo di casa, dove potrei andare se non in villa o nei parchi? Perché non qui?".

 Eppure nella vicina Bari, in via Sparano, è bastato piazzare delle fioriere in cemento con panche annesse. In diverse altre città italiane, Bologna in primis, per non parlare di quelle dell’Europa (Barcellona, Bordeaux, Praga, Budapest, ecc), le amministrazioni locali hanno installato dei cubi, minimal nel design e anche nei costi. Estetiche commistioni architettoniche tra contemporaneo e storico che consentono ai passanti e ai visitatori di potersi riposare. Allora perché non in Piazza Sant’Oronzo? Sarebbe sufficiente coinvolgere gli istituti d’Arte della città e della provincia, l’Accademia delle Belle Arti, lanciare un concorso di idee fra i cittadini. Sono soltanto timide riflessioni e proposte per una città che merita di essere “slow” per davvero e di essere ammirata a lungo. Con calma. Comodamente seduti.


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