Economia

Zes unica, Fitto in Camera di commercio a Lecce non convince Federaziende

LECCE - Zes Unica – Zona Economica Speciale per il Mezzogiorno: benefici ed opportunità per le imprese della provincia di Lecce. Questo il tema dell’incontro svoltosi oggi nella sala conferenze della Camera di Commercio di Lecce con la presenza di Raffaele Fitto, ministro per gli Affari Europei, il Sud, le Politiche di Coesione ed il Pnrr. Hanno partecipato Mario Vadrucci, presidente dell’Ente camerale, i presidenti e segretari delle Associazioni Datoriali maggiormente rappresentative del territorio e Andrea Prete, presidente di Unioncamere nazionale. Le parole del Ministro non convincono Federaziende.

«Zes unica, un ostacolo alle piccole e medie imprese salentine e del Sud»: questo il pensiero di FEDERAZIENDE, che si unisce al coro di forti perplessità sollevatosi in questi ultimi mesi da parte delle organizzazioni datoriali di Puglia, Basilicata, Molise, Calabria, Sicilia e Campania in merito alla decisione del Governo di eliminare le 8 Zes originarie. Numerose le criticità secondo la Confederazione delle piccole e medie imprese, dei lavoratori autonomi e dei pensionati: «Con l’autonomia differenziata, si centralizzano le politiche industriali del Mezzogiorno a favore degli imprenditori del Nord Italia», stigmatizza la presidente nazionale di FEDERAZIENDE, Simona De Lumè, che annuncia anche che, qualora la legge sull’autonomia differenziata diventasse legge dello Stato, la Confederazione sarebbe pronta a sostenere il ricorso al referendum abrogativo. Dal primo marzo prossimo, le 8 Zes del Mezzogiorno confluiranno nella cosiddetta Zes Unica, prevista dal Decreto Sud, recante disposizioni urgenti in materia di politiche di coesione, per il rilancio dell'economia nelle aree del Mezzogiorno del Paese, nonché in materia di immigrazione, che è stato poi convertito nella legge numero 162 del 13 novembre 2023. In base a quest’ultima, in realtà, la Zes Unica sarebbe dovuta partire dallo scorso primo gennaio, ma il ministro per il Sud Raffaele Fitto ha prorogato di due mesi lo switch, in modo da permettere un passaggio di consegne più fluido.

Peraltro, i decreti attuativi che disciplinano l’accesso al credito d’imposta per chi investirà nella Zes Unica non sono ancora stati approvati definitivamente. In questo contesto di transizione, FEDERAZIENDE torna a manifestare la sua contrarietà alla creazione di una sola zona economica speciale del Mezzogiorno, la più grande del mondo, poiché ricopre un’area in cui vivono quasi 20 milioni di persone. «Un’ampiezza così elevata potrebbe cozzare con l’obiettivo primario delle Zes, che è quello di attrarre nuovi investimenti, soprattutto non locali, su aree specifiche ad alto valore aggiunto al fine di creare le condizioni per uno sviluppo veloce di quel territorio», sottolineano da FEDERAZIENDE. Le otto Zes erano gestite a livello regionale e avevano implementato specifici sportelli unici per il rilascio delle autorizzazioni, che rappresentavano l’interfaccia unica con le imprese e con gli enti preposti. Il Pnrr aveva destinato 630 milioni a interventi infrastrutturali relativi proprio ad attrezzare le aree e connetterle con i principali assi di collegamento. Risorse adesso “congelate” dal governo Meloni, in attesa di capire come si svilupperà la Zes Unica. Il nuovo provvedimento detterà le regole di accesso al credito d’imposta.

Il primo aspetto critico, secondo la Confederazione maggiormente rappresentativa del Salento, è rappresentato dall’aumento dell’importo minimo (da 200 mila euro in su), per i progetti di investimento. Una limitazione che colpisce in particolar modo le piccole imprese che sono spesso motori vitali dei territori. «Dare un tetto così alto ai progetti di investimento impedisce ai nostri associati di accedere agli incentivi che sono decisivi per la loro crescita e sostenibilità – commenta il presidente nazionale di FEDERAZIENDE, Simona De Lumè –. Non a caso, il Commissario della Zes d’Abruzzo audito in Commissione Bilancio alla Camera, ha detto che il 90% degli investimenti realizzati da quelle parti sono stati messi in campo dalle PMI». La seconda criticità sottolineata poi da FEDERAZIENDE riguarda l’accentramento nelle mani della Presidenza del consiglio dei ministri della cabina di regìa della Zes Unica, prevista dall’articolo 10, capo III, della legge 124/2023.

«Una chiara scelta politica, che nasconde la volontà di centralizzare tutto e che lede il principio di sussidiarietà – aggiunge il segretario generale di FEDERAZIENDE, Eleno Mazzotta –. Da Roma, poche persone dovrebbero fare l’istruttoria su centinaia di imprese che chiederanno di insediarsi al Sud. Rischiamo di perdere mesi e anni senza concludere nulla, come sta accadendo sui Fondi di sviluppo e coesione ancora bloccati per la nostra Regione e le imprese aderenti alla nostra Confederazione». Il terzo problema risiede nella dotazione finanziaria. Per il primo anno di vita della Zes Unica, il Governo ha stanziato 1,8 miliardi di euro. «Il Commissario della Zes della Campania ha reso noti i dati della sua gestione, evidenziando che la sola Zona economica speciale campana ha prodotto 1,1 miliardi di credito d’imposta e complessivamente le 8 Zes hanno gestito più di 2 miliardi di credito d’imposta – continuano dall’organizzazione datoriale –. Risorse insufficienti, dunque, tenuto conto che con la Zes unica si ampliano le aree ricadenti in zona economica speciale di 500 volte. Ecco perché definiamo la Zes voluta dal ministro Fitto una scatola vuota, priva di copertura finanziaria, che lascia fuori le piccole e medie imprese. Ciò accade mentre il governo sta accentrando le politiche industriali del Mezzogiorno, sottraendole alle regioni e agli imprenditori del Nord si concede l’autonomia differenziata.

La presidente De Lumè, poi, snocciola un altro problema: «Le agevolazioni non si applicano ai soggetti che operano nei settori della banda larga, uno degli asset trainanti per lo sviluppo tecnologico e la competitività delle imprese. Come si fa a escludere investimenti cruciali per il progresso digitale del nostro Paese?». «Qualora l’autonomia differenziata dovesse diventare legge dello Stato – conclude Mazzotta – FEDERAZIENDE annuncia sin da subito sostegno a eventuali promotori del referendum abrogativo. Le PMI aderenti alla nostra Confederazione chiedono concretamente pari opportunità. Infine, non si ha alcuna notizia di cosa accadrà dal 2025 in poi. Come si sa, i grandi player fanno investimenti per un arco temporale in linea con i loro business plan imprenditoriali e pianificano le loro scelte molto tempo prima. Insomma, tante aspettative, ma la partenza della Zes Unica, a questo punto, appare davvero in salita».


Allegati

Si parla di